“Gino Bartali direbbe ‘L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare…’. Così non ci siamo. Il nuovo Codice dei contratti pubblici non è riuscito a centrare l’obiettivo che doveva caratterizzarlo, cioè favorire la partecipazione delle piccole imprese al mercato degli appalti”. Il Presidente Lapam Confartigianato, Gilberto Luppi, conferma la posizione dell’associazione (che è condivisa da tutti gli operatori del settore): con le nuove norme, le micro e piccole imprese non toccano palla, oggi peggio di prima.
“E allora – prosegue Luppi -, bisogna cambiare la legge perché, così com’è, rappresenta un’occasione mancata su tanti fronti. I procedimenti rimangono lenti e farraginosi, i costi burocratici ed economici per le imprese non sono diminuiti, le procedure di spesa non sono state razionalizzate, territorialità, filiera corta e appalti a chilometro zero rimangono una chimera. Le stazioni appaltanti, di contro, sono per forza di cose concentrate sulla inattacabilità delle procedure, spesso a scapito del risultato finale".
La nostra associazione, peraltro, è impegnata da tempo con le istituzioni locali, per trovare il minimo comun denominatore tra criteri di accesso e garanzie di legalità e correttezza nei bandi gara. Un lavoro continuo di conciliazione tra i principi della norma e la loro puntuale attuazione. Tra i problemi denunciati da Lapam Confartigianato vi è anche il sovraffollamento delle gare che di fatto impediscono la partecipazione alle piccole imprese.
“Su tutto, poi – riprende il Presidente Lapam -, un aspetto paradossale: la frettolosa abrogazione della normativa precedente, in attesa di completamento, ha di fatto condizionato il mercato degli appalti pubblici”.
Il Presidente del Comparto Costruzioni Lapam, Claudio Boccaletti, rincara la dose:
“In poche parole le piccole imprese si trovano in una situazione insostenibile. E allora, come Lapam Confartigianato, vogliamo rilanciare, denunciando al Governo e al Parlamento la gravità del problema, chiedendo una serie di modifiche al Codice, a cominciare dalla sospensione della cosiddetta soft law con il ripristino urgente del Regolamento attuativo del 2010. Bisogna fare presto – conclude Boccaletti – perché il nuovo Codice degli appalti non agevola di certo le piccole imprese nell’accesso alle gare: proprio l’effetto opposto a quello che doveva ottenere”.