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Autonomie regionali: un evento per capire cosa cambia per le imprese

14 Novembre 2018 Stampa

Autonomie Regionali è la volta giusta?

Come un fiume carsico che ciclicamente riemerge per poi tornare alla terra, il regionalismo – o federalismo che dir si voglia – torna a occupare spazio nel dibattito pubblico.
sono otto le Regioni che chiedono al governo maggior autonomia dallo Stato centrale in materie fondamentali come le politiche attive sul lavoro o l'istruzione e a cui il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, ha dichiarato di voler dare risposta.

14 novembre: un evento con i governatori di Lombardia ed Emilia Romagna

Per capire quali sviluppi avrà questo dibattito abbiamo organizzato un evento con due protagonisti assoluti:
governatore della Lombardia, Attilio Fontana e dell'Emilia Romagna, Stefano Bonaccini

programma dell'evento

Quando: Mercoledì 14 novembre, ore 20.30
Presso: Camera di Commercio di Modena – Via Ganaceto 134 (Mo) Sala Panini 

Introduzione alla tavola rotonda e apertura del dibattito
Alberto Rossi – Segretario generale Lapam

Tavola Rotonda
Bonaccini – Presidente di Regione Emilia Romagna
Fontana – Presidente di Regione Lomabardia

Modera
Trovati – giornalista de "Il Sole 24 Ore"

Conclusioni
Luppi – Presidente generale Lapam 

INFORMAZIONI

Evento gratuito, per la partecipazione è richiesta la compilazione del modulo di registrazione
informazioni potete contattare:
Livio Lazzari – [email protected] – 059 893 111


Le ragioni del dibattito

Per capire i potenziali sviluppi di queste richieste è però bene fare un passo indietro e ripercorrere il complicato rapporto tra Stato e Regioni degli ultimi anni a cominciare dalla pasticciata riforma del Titolo V della Costituzione proposta dal centrosinistra nel 2001 (Ne parliamo più approfonditamente nel nuovo numero di Imprese e Territorio, sfoglialo qui).

Le modifiche introdotte allora hanno generato un sistema ambiguo tra chi – Stato o Regioni – debba legiferare su materie fondamentali per lo sviluppo economico del paese, quali ad esempio le infrastrutture, la tutela della sicurezza sul lavoro, la produzione e la distribuzione dell'energia, l'ordinamento delle professioni, il commercio estero, il turismo, etc (cosiddette "materie concorrenti").
incertezza ha prodotto una lunga serie di contenziosi tra Stato e Regioni che negli ultimi 17 anni ha penalizzato soprattutto le imprese, costrette ad aspettare per mesi o addirittura anni, le sentenze della Corte Costituzionale prima di poter investire su progetti di sviluppo a medio-lungo termine.

Nel 2016 la riforma proposta dal governo Renzi attraverso il referendum costituzionale del 4 dicembre, mirava a limitare l'autonomia delle Regioni e a restituire allo Stato la completa libertà di manovra su temi di interesse nazionale come ad esempio quella sulle infrastrutture considerate strategiche per il Paese. Una proposta che, insieme alla modifica del bicameralismo e all'abolizione del CNEL, è stata clamorosamente bocciata da quasi il 60% dei votanti (più di 19 milioni su 33 totali ndr).
mesi dopo il decentramento, o "autonomismo differenziato", è tornato alla ribalta grazie all'attivismo di due Regioni amministrate dalla Lega: Veneto e Lombardia e al radicale cambio di scenario politico a cui si sono aggiunte le richieste della nostra Regione.

L'ex governo Gentiloni ha aperto così un confronto con le tre Regioni proponenti che si è concretizzato in tre accordi preliminari siglati il 28 febbraio 2018 a palazzo Chigi.
il cambio di governo alle tre Regioni proponenti si sono aggiunte ora le istanze di Liguria, Toscana, Piemonte, Marche, Umbria e di quelle che stanno formalizzando le proprie richieste.
ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Erika Stefani, ha dichiarato di volerle accoglierle tutte, ma la strada per l'approvazione è in salita e nel frattempo l'asticella si è alzata.
governatore veneto Luca Zaia e quello lombardo Attilio Fontana chiedono per sé tutte e 23 le competenze trasferibili, mirando in fondo ad un unico obbiettivo: aumentare le risorse da spendere sui "loro" territori.

Anche l'Emilia Romagna ha ampliato la propria richiesta a 15 competenze, in un continuo gioco al rialzo.
questo punto per evitare le lungaggini legate al voto a maggioranza assoluta di Camera e Senato, molti governatori auspicano una legge delega con cui il Parlamento demandi al governo la stesura di leggi e regolamenti specifici. Nel frattempo il 17 settembre scorso il ministro Stefani ha annunciato a mezzo stampa che entro il 22 ottobre 2018 (anniversario del referendum veneto ndr.) presenterà in Consiglio dei ministri una proposta ad hoc per il Veneto, senza però soffermarsi sui dettagli relativi all'autonomia finanziaria; il capitolo cruciale di tutta questa storia.

 

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