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La nuova norma fallimentare va a pesare sulle piccole srl

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7 Febbraio 2019 Stampa

 “Le modifiche al codice civile dovute alla riforma delle crisi d’impresa, varata il 10 gennaio scorso dal Governo, aumenteranno le incombenze per le srl (le società di capitale a responsabilità limitata) e in particolare quelle di piccola dimensione. Questo è inaccettabile”.

Gilberto Luppi, Presidente generale della nostra associazione, non usa mezzi termini commentando l’ennesima norma che penalizza la piccola impresa.

“L’approvazione della legge delega 155/2017 introduce, in mezzo a tante novità positive, l’obbligo per le srl, se si verificano alcune condizioni, a dotarsi di un collegio sindacale o del revisore e a burocratiche modifiche statutarie che costeranno parecchio denaro. La riforma delle procedure fallimentari introduce delle modifiche al codice civile che già a partire da quest’anno obbligherà molte piccole imprese a dotarsi di un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato a rilevare tempestivamente la crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale. In pratica una piccola srl viene considerata alla stregua della grande impresa. Qui, davvero, non ci siamo”.

“Il sospetto è che l’applicazione pratica di questo diktat significhi, anche per le società di persone, arrivare a sostenere nuovi costi di gestione. Le modifiche che entreranno in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevedono che se per due anni consecutivi (per quest’anno i bilanci 2017 e 2018) si supererà anche solo uno dei nuovi paletti previsti dall’art. 2477 del codice civile, la società dovrà dotarsi del collegio sindacale o del revisore. In particolare, le soglie previste sono: 2 milioni di attivo patrimoniale, 2 milioni di euro di ricavi delle vendite e delle prestazioni, 10 dipendenti occupati in media durante l’esercizio. In caso di superamento, si deve procedere alla nomina entro 9 mesi dalla data di pubblicazione del decreto. Pertanto, per le srl, i giochi sono fatti e l’ampiezza della platea interessata dipenderà soprattutto dall’esiguo numero di dipendenti previsto. Tutto ciò – conclude Luppi – provocherà un aumento di costi per le aziende anche di 4-5 mila euro all’anno e ciò non aiuterà di certo le piccole imprese che già devono fare i conti con un rallentamento della crescita economica”.

 

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