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Export stagnante verso la Germania. L’analisi del nostro Ufficio Studi

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5 Settembre 2019 Stampa

Segnali di rallentamento

La prima parte del 2019 nel nostro Paese appare caratterizzata da timidi segnali di ripresa per l’economia, rispetto alla brusca frenata della seconda metà del 2018 (che aveva riportato l’Italia in recessione tecnica), in un contesto caratterizzato da marcate incertezze.
affermarlo il nostro Ufficio Studi che aggiunge: 

“L’analisi dei conti pubblicati dall’Istat – spiega il nostro Ufficio Studi – evidenzia che nel primo trimestre del 2019 il prodotto interno lordo a prezzi costanti e al netto della stagionalità è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito dello 0,1% nei confronti del primo trimestre del 2018. Rispetto al trimestre precedente ristagna la spesa delle famiglie (+0,1%) mentre mostrano segnali di tenuta gli investimenti fissi lordi (+0,6%, stesso ritmo del trimestre precedente. Va evidenziato che in termini tendenziali la dinamica degli investimenti entra in territorio negativo. Sulla flessione degli investimenti in macchinari può aver influito la mancataproroga del superammortamento in legge di bilancio, reintrodotto nel cosiddetto ‘decreto Crescita’”.

Venendo alla produzione manifatturiera ci sono dati molto importanti: in Italia la crescita c’è (+0,9%) dopo quattro trimestri con il segno negativo, ma frena la manifattura in Germania, principale cliente del made in Italy con il 13% del totale delle esportazioni, che nel primo trimestre del 2019 segna una ‘crescita zero’ della produzione, dopo aver registrato un ampio segno negativo negli ultimi due trimestri del 2018.

I dati export delle nostre due province 

Questo dato preoccupa anche perché Modena e la sua provincia sono all’ottavo posto, a pari merito con Bologna, come export manifatturiero verso la Germania con 1,6 miliardi di euro l’anno, mentre Reggio Emilia e provincia si posizionano al decimo, a pari merito con Monza-Brianza con 1,5 miliardi di euro l’anno.

Ai vertici della classifica troviamo Brescia (con 3,3 miliardi), Milano (3,2), Bergamo (2,7), Torino (2,6), Vicenza (2,1), Treviso e Verona a quota 1,7 miliardi di euro.

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