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Luppi: “La plastic tax non s’ha da fare”

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7 Novembre 2019 Stampa

Le ragioni del no

“La platic tax non s’ha da fare. Non solo perché danneggerebbe in modo fortissimo un settore che sul nostro territorio è particolarmente attivo, ma anche perché non ha senso penalizzare la plastica e non, invece, dare incentivi per il suo graduale superamento. E poi non possiamo dimenticare le implicazioni sanitarie: qualcuno sa di cosa ‘vive’ il distretto biomedicale?”.

Gilberto Luppi, Presidente della nostra associazione, interviene sulla plastic tax e sulle implicazioni che la tassa, osteggiata in particolare dall’Emilia-Romagna (la regione del Paese nettamente più coinvolta a livello produttivo), avrebbe sul nostro tessuto produttivo.

“Non si tratta di chiudere gli occhi di fronte alle problematiche delle plastiche monouso, ma di essere credibili e graduali, la cosiddetta plastic tax imporrebbe aumenti insostenibili per imprese e consumatori ma per molti prodotti non esistono in commercio alternative adeguate. In buona sostanza questa tassa è pensata male e scritta peggio, il suo effetto sarà soltanto quello di produrre gettito, con buona pace del nobile intento dichiarato di dare il nostro contributo per salvare il pianeta. Diciamo convintamente sì a incentivi, ma al tempo stesso siamo nettamente contrari a divieti e sanzioni che rappresenterebbero soltanto una foglia di fico".

Le imprese coinvolte a Modena e Reggio Emilia

Nelle province di Modena e Reggio Emilia – prosegue il Presidente Lapam – sono 546 le imprese del settore, di queste 173 fabbricano articoli in materie plastiche. Ma se allarghiamo l’orizzonte e includiamo Bologna il dato delle imprese coinvolte sale a 837, facendo di questo triangolo produttivo il più importante comparto italiano ed europeo del settore. Non stiamo parlando di dettagli, ma di migliaia di posti di lavoro a rischio e di un comparto che rischierebbe di andare in crisi. E non possiamo nemmeno dimenticare chi, e penso alle imprese della ristorazione, lavorano con questi materiali”.

Luppi prosegue il ragionamento: “Colpire indifferentemente tutti i prodotti senza alcuna distinzione è una misura che contraddice ogni razionale politica di sostegno all’economia circolare, che non tiene conto, peraltro, che gli imballaggi in plastica già oggi sono gravati dal prelievo ambientale ambientali del contributo al Conai, che finanzia la loro raccolta e riciclo e che è peraltro applicato in misura differenziata proprio in base alle caratteristiche ambientali dell’imballaggio. Un sistema all’avanguardia che tutto il mondo ci invidia e che ci mette ai primi posti per le politiche di contrasto all’inquinamento. Si tratta quindi di una misura inutilmente vessatoria vestita da ‘misura di salvaguardia ambientale’, non sostenibile nel breve periodo dal sistema economico e che non individua correttamente le azioni che avrebbero dovuto essere messe in campo per raggiungere efficacemente lo scopo di disincentivare l’uso della plastica. Siamo però convinti che la strada da intraprendere sia quella di un progressivo abbandono della plastica in favore di altri materiali ecologicamente compatibili. Il tempo stringe, è vero, ma non possiamo gettare via un comparto così importante per la fretta di recuperare qualche risorsa in più nella Legge di Bilancio”.

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