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“Non possiamo permetterci la chiusura dell’ex Ilva”

22 Novembre 2019 Stampa

Le ripercussioni sul nostro territorio

“La crisi dell’ex Ilva, se le cose dovessero andare verso la chiusura dello stabilimento di Taranto, avrà effetti pesantissimi sul nostro territorio. I dati non lasciano dubbi: l’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per numero di addetti, circa 180mila, nei settori della metallurgia, prodotti in metallo, macchinari e apparecchiature, oltre la metà (il 52,4%, 90.660 persone) lavora in pmi con meno di 50 addetti. Stiamo parlando di circa 34mila addetti nel settore per la provincia di Modena, il 52,2% (17.439) che lavorano nelle 2.158 imprese con meno di 50 addetti e di circa 30mila addetti in quella di Reggio Emilia con il 46,2% (15.087) che lavorano nelle 1.880 imprese con meno di 50 addetti. Per le nostre imprese artigiane lo spegnimento dell’impianto di Taranto provocherebbe problemi di approvvigionamento della materia prima, difficoltà logistiche, aumento dei tempi di consegna e, in sostanza, maggiori costi che manderebbero in crisi l’equilibrio economico di settori determinanti. Se l’acciaio non si acquista in Italia si compra all’estero e in un momento di stagnazione economica e di crisi generalizzata del settore, questo dato è assai preoccupante. La maggior parte dell’acciaio coils (piano) prodotto rimane in Italia. Il resto lo compriamo all’estero e la chiusura dell’Ilva metterebbe tutta la filiera a rischio”. 

Il Presidente generale dell'associazione, Gilberto Luppi, lancia il grido d’allarme: l’acciaio italiano serve per l’80% il mercato interno e lo spegnimento degli altoforni pugliesi rappresenterebbe un danno molto importante per le imprese del comparto.

I 17.439 adetti registrati a fine 2017 (ultimo dato disponibile) nella provincia di Modena, rappresentano il 6,5% del totale degli addetti del territorio impiegati in imprese non agricole. In questa classifica Modena si pone all’ottavo posto in Italia. Nello stesso periodo a Reggio le 2mila piccole e medie imprese attive nei comparti indicati, impiegano 15.087 addetti e rappresentano il 7,9% del totale degli addetti del territorio impiegati in imprese non agricole. In questa classifica Reggio Emilia si pone al quinto posto in Italia. Questo significa, semplicemente, che l’eventuale chiusura dell’ex Ilva di Taranto impatterà in modo pesante sul nostro tessuto economico.

“La politica deve intervenire in modo deciso, non è possibile trovarsi in questa situazione. Questa fabbrica è troppo importante per chi ha nella meccanica il fiore all’occhiello della produzione, come succede dalle nostre parti – conclude Luppi -. Non possiamo permetterci un salto nel buio, che potrebbe avere conseguenze disastrose non solo per Taranto e per la Puglia, ma anche per l’Emilia”.

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