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Luppi: “Contagi sul lavoro. I datori di lavoro corretti non devono correre rischi civili e penali”

14 Maggio 2020 Stampa

“Occorre chiarire, oltre ogni ragionevole dubbio, il tema degli eventuali contagi da Covid 19 in azienda. Come può una piccola impresa, sia essa artigiana, commerciale o di servizio, che si trova già alle prese con una situazione durissima, che si mette in regola per ripartire e ha le difficoltà di accedere al credito (anche a quello teoricamente garantito…), lavorare con serenità se manca chiarezza su questo punto così importante”.

Gilberto Luppi, presidente Lapam, presta la sua voce alle preoccupazioni di decine di migliaia di imprenditori del territorio alle prese con i dubbi interpretativi dell'articolo 42 del decreto cosiddetto ‘Cura Italia’. 

“Se un datore di lavoro fa tutto quello che deve, con scrupolo e investendo quello che è necessario non può sentirsi sulle spalle responsabilità civili e addirittura penali in caso di contagio. Nel caso delle piccole imprese – sottolinea il presidente Lapam – sono molte le situazioni di possibile contagio di cui oggettivamente non si può incolpare il datore di lavoro. E poi il contagio può essere avvenuto altrove rispetto allo svolgimento del proprio lavoro. Questa disposizione va cambiata, contestiamo l’interpretazione dell’Inail che potrebbe comportare responsabilità per il datore di lavoro, al di là delle misure precauzionali adottate. A questo proposito sollecitiamo una norma sull’esonero dalla responsabilità del datore di lavoro. Non si tratta di togliere tutele, né di esimersi da controlli ferrei sull’implementazione delle disposizioni, ma di evitare quella che rischierebbe di diventare una vera e propria caccia alle streghe”.

A tal proposito giova ricordare che durante i negoziati con il Governo e le Parti sociali che hanno portato alla sottoscrizione dei Protocolli di sicurezza del 14 marzo e del 24 aprile 2020, Confartigianato ha sempre posto quale prima richiesta il riconoscimento del Covid-19 come un rischio biologico generico che riguarda l’intera popolazione. Così come riportato in entrambi i Protocolli.

nostra associazione ha quindi inviato una formale richiesta all’Inail di urgente modifica del suddetto orientamento in materia, delimitando in modo certo il principio della cosiddetta “presunzione di contagio” all’unico caso logicamente ammissibile, ovvero quello concernente gli operatori sanitari che siano entrati in diretto contatto con soggetti positivi al Covid-19.

ha inoltre richiesto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da ultimo nel corso di un incontro tenutosi il 6 maggio scorso, un urgente intervento da parte del Governo che da un lato escluda l’applicazione del principio della presunzione semplice per il riconoscimento di infortunio professionale del Covid-19 e dall’altro eviti future ingiuste possibili azioni di rivalsa e di responsabilità civile e penale in capo al datore di lavoro. 

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