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Sette piccole imprese su 10 hanno richiesto gli ammortizzatori. Rossi: “Investiti da uno tsunami”

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25 Maggio 2020 Stampa

Sette piccole imprese su dieci hanno chiesto di accedere agli ammortizzatori sociali tra marzo e aprile. È quanto rivela un’indagine del nostro Ufficio studi su un campione di 3.753 imprese e 31 mila dipendenti, va però molto oltre questo numero assoluto di 2.655 imprese (il 70,7% del totale).

A marzo le richieste sono arrivate dal 60,1% delle imprese che coprono il 48,2% dei dipendenti del campione. Di questi, 7.550 dipendenti (il 49,2% di quelli per cui è stata avanzata una richiesta) hanno avuto accesso alla Cassa Integrazione Guadagni (Cig) per un totale di 390 mila ore lavoro (il 42,3% delle ore richieste), 2.490 dipendenti ( il 16,2%) hanno avuto accesso alla Cassa Integrazione in Deroga (Cigd) per 164 mila ore lavoro (il 17,8% delle richieste) e 5.311 dipendenti (il 34,6%) hanno avuto accesso al Fondo d’Integrazione Salariale o Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato (Fis/Fsba) per 367 mila ore lavoro (il 39,8% delle richieste). Ad aprile le richieste aumentano, coinvolgendo 379 imprese e 2.368 dipendenti in più (rispettivamente un +16,9% e +15,4%). Aumentano in particolare le richieste di Cig (+1.511 dipendenti e +636 mila ore lavoro, pari al +20% e +163%), strumento che racchiude così oltre la metà delle richieste, segno più anche le richieste di Fis/Fsba (+1.143 dipendenti e +360 mila ore lavoro, pari a +21,5% e +98%), mentre calano i dipendenti in deroga (-286, pari al -11,5%) ma aumentano di 70 mila ore quelle richieste (+42,6%).

dimensione media delle imprese del campione è infatti di 8,3 dipendenti e i dati sulle richieste di ammortizzatori sono simili per le aziende fino a 5 dipendenti, da 6 a 10, da 11 a 20 e oltre i 20 dipendenti, con un range che varia tra il 45% e il 65% e con un aumento ad aprile rispetto a marzo. Il 58,6% dei dipendenti che usufruiscono di ammortizzatori sociali hanno una qualifica da operaio/a, il 33,4% da impiegato/a e il 7,5% da apprendista.

“Sono numeri che parlano di uno tsunami – afferma il segretario generale Lapam, Carlo Alberto Rossi -, sette imprese su dieci tra quelle che tuteliamo e dunque micro, piccole e medie imprese sono state investite dalla crisi del Covid 19. Un numero enorme e quello che temiamo è che, una volta finito questo periodo di transizione e di sostegni più o meno adeguati, migliaia di imprese chiuderanno e molte migliaia di lavoratori resteranno disoccupati. Non dimentichiamo che queste sono le richieste che ancora, purtroppo, non corrispondono alle erogazioni: sappiamo di molti casi in cui gli ammortizzatori sociali non sono ancora stati erogati e per qualche caso non sono stati ancora autorizzati: chiediamo di fare presto perché dietro questi numeri ci sono persone e famiglie, sappiamo bene anche che diverse piccole imprese stanno provvedendo, con fondi propri, a sostenere i propri dipendenti con interventi specifici in busta paga in modo tale da alleviare il disagio”.

I numeri nella provincia di Modena

Considerato un campione di micro imprese fino a 10 dipendenti nei comuni più rappresentativi del campione, al primo posto per il più elevato tasso di utilizzo di strumenti di ammortizzazione si trova Finale Emilia, di cui beneficiano il 78,9% dei dipendenti che lavorano in imprese situate nel comune, arrivando a coprire il 63,5% del monte ore lavorabili nel mese di aprile. Segue Nonantola con il 62,3% dei dipendenti e il 59,5% delle ore lavoro, Carpi con il 70,6% dei dipendenti e il 57,7% delle ore lavoro, Maranello, Castelfranco, Fiorano, Bomporto, Mirandola, Modena (nel Comune capoluogo il 64,2% dei dipendenti e il 49,9% delle ore di lavoro), Pavullo, Formigine, Spilamberto, Vignola e Soliera.

I numeri nella provincia di Reggio Emilia

Nella provincia di Reggio Emilia al primo posto per il più elevato tasso di utilizzo di strumenti di ammortizzazione si trova Castellarano, di cui beneficiano il 75,6% dei dipendenti che lavorano in imprese situate nel comune, arrivando a coprire il 61,5% del monte ore lavorabili nel mese di aprile. Segue il capoluogo Reggio Emilia con il 69,1% dei dipendenti e il 59,3% delle ore lavoro, Correggio con il 64,5% dei dipendenti e il 47% delle ore lavoro e Casalgrande con il 57,9% dei dipendenti e il 46,9% delle ore.

Nel dettaglio per macrosettori, specifica l’ufficio studi, sia per il mese di marzo che per il mese di aprile sono sati maggiormente coperti da ammortizzatori sociali i dipendenti di micro imprese (fino a 10 dipendenti) delle Costruzioni – il 65% in marzo, salito poi al 78% in aprile – a cui seguono in ordine i dipendenti dei Servizi alle persone e del Manifatturiero, con oltre la metà dei lavoratori in Cig o altro già da marzo, mentre il comparto dei Servizi alle imprese appare soffrire lievemente meno.

72,7% delle ore lavoro richieste di Cig ad aprile provengono da imprese Manifatturiere, il 17,9% dal comparto Costruzioni, mentre il 4,9% da imprese di Servizi alle persone e il 4,3% da imprese di Servizi alle imprese. Le richieste di ore di Cig in deroga provengono per l’83,9% dal comparto dei Servizi alle Persone, per il 13,6% dai Servizi alle imprese, per il 2% dal Manifatturiero e 0,5% dalle Costruzioni. Le richieste di ore di Fis/Fsba provengono per il 44,6% dal comparto dei Servizi alle Persone, per il 32,5% dal Manifatturiero, per il 14,9% dai Servizi alle imprese e per il 7,6% dalle Costruzioni.

complesso, ad aprile hanno fatto uso di ammortizzatori sociali per oltre la metà delle ore lavorabili le imprese dell’Istruzione (78,6% di ore richieste), della Costruzione di edifici (71,3%), servizi per la persona (70,8%), Confezione di articoli di abbigliamento (63,7%), Industrie tessili (63%), Servizi per ufficio (62,4%), alto anche il dato dei servizi di ristorazione (56,3%). Nello stesso mese hanno fatto un maggior uso di ammortizzatori sociali i dipendenti con contratto di Scuole Private Materne Fism (il 92,8% dei dipendenti), Acconciatura ed estetica (90,3%), Tessile abbigliamento artigianato e industria (rispettivamente 90,3% e 87,1%) e Alimentazione panificazione artigiane (87,1%).

Rossi conclude: “I dati confermano quello che era già evidente, ci sono settori che hanno sofferto più di altri e che sono maggiormente a rischio, così come ci sono filiere da difendere per evitare che vengano rase al suolo dalla crisi che segue il Covid. Al Governo chiediamo interventi strutturali e rapidi: il periodo è straordinario e sono richiesti interventi straordinari e facciamo un appello perchè il sistema economico ha bisogno urgente di immissione di liquidità per affrontare la traversata del deserto Covid 19. I numeri di questa ricerca confermano che il tempo a disposizione sta scadendo”.

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