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Le PMI che hanno digitalizzato hanno affrontato meglio la crisi del Covid-19

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14 Settembre 2020 Stampa

I risultati dei sondaggi web svolti dall’ufficio studi Lapam Confartigianato tra aprile e giugno 2020 a Modena, a Reggio Emilia e in Regione, questionario a cui hanno partecipato oltre 1.000 imprenditori di micro-piccole imprese, evidenziano come la crisi sanitaria abbia sollecitato la digital transformation delle aziende. Durante il lockdown per portare avanti una parte o tutta l’attività d’impresa nel 32,2% dei casi gli imprenditori hanno fatto ricorso allo smart working, per lo più di tipo emergenziale. Per continuare a vendere i propri prodotti, seppure in quantità ridotta, quasi una micro-piccola impresa su tre ha fatto ricorso a canali di vendita alternativi a quelli tradizionali (consegne a domicilio, e-commerce, altri canali).

L’emergenza ha fatto scoprire nelle tecnologie digitali un alleato: il 57,3% delle piccole imprese non commerciali, tra lockdown e ripartenza, ha difatti attivato e/o migliorato e/o incrementato l’uso di una o più tecnologie digitali, tra cui sito web, social network, piattaforme di videoconferenze, formazione on-line ed ecommerce. Per continuare a comunicare e tenere informati clienti e fornitori molti imprenditori si sono affidati ai social network: il 50,4% degli imprenditori dichiara di aver fatto un uso maggiore dello strumento rispetto al periodo pre-emergenza.

I dati di Modena e Reggio Emilia

Un altro dato è molto interessante è quello che Lapam ricava dalla rilevazione effettuata a cavallo tra giugno e luglio da Unioncamere-ANPAL sull’impatto dell’emergenza sanitaria Covid-19 sulle imprese. L’evidenza è che le realtà che avevano già intrapreso strategie di digitalizzazione in epoca pre-covid si sono dimostrate maggiormente resilienti alla crisi. A Modena infatti il 50,5% delle imprese digitali a inizio luglio opera con regimi simili a quelli pre-emergenza (in regione il dato è del 47,1%), a fronte del 46,8% delle imprese in transizione digitale e del 40,2% delle imprese non digitali.

A Reggio Emilia è invece il 49,5% delle imprese digitali ad operare con regimi simili a quelli pre-emergenza, a fronte del 46,2% delle imprese in transizione digitale e del 37,1% delle imprese non digitali.

La diffusione del Covid-19 ha messo in evidenza l’importanza delle tecnologie digitali e l’urgenza di accelerare il passo sulla via del cambiamento per riuscire a sopravvivere nella nuova normalità. Tuttavia già da tempo le imprese hanno iniziato ad investire in aspetti tecnologici. A Modena, in particolare, le micro-piccole aziende nei cinque anni tra 2015 e 2019 hanno investito nella sicurezza informatica (53,5%) e nell’internet ad alta velocità, cloud, mobile e big data analytics (52,9%). Il 38,9% ha investito in strumenti software per l’acquisizione e gestione dei dati, mentre il 23,6% in IoT (Internet delle cose) e tecnologie di comunicazione machine-to-machine e il 18,7% in realtà aumentata e virtuale a supporto dei processi produttivi. Relativamente meno diffusi gli investimenti delle MPI nella robotica avanzata (come stampa 3D, robot interconnessi e programmabili), rilevati solo nel 12,5% delle imprese.

A Reggio Emilia, invece, le micro-piccole aziende nei cinque anni tra 2015 e 2019 hanno investito nella sicurezza informatica (54,1%) e nell’internet ad alta velocità, cloud, mobile e big data analytics (52,7%). Il 38,9% ha investito in strumenti software per l’acquisizione e gestione dei dati, mentre il 24,1% in IoT (Internet delle cose) e tecnologie di comunicazione machine-to-machine e il 19,6% in realtà aumentata e virtuale a supporto dei processi produttivi. Relativamente meno diffusi gli investimenti delle MPI nella robotica avanzata (come stampa 3D, robot interconnessi e programmabili), rilevati solo nell’11,9% delle imprese.

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