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Abbassato il rischio di “cartelle pazze”

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30 Ottobre 2015 Stampa

Professionisti e Pmi: non temiamo le «cartelle pazze»

Un modo per affrontare il problema prima che sia troppo tardi anche se un po' di "razionalità" negli invii non gusterebbe.
mondo delle professioni e delle Pmi guarda con sostanziale favore al "diluvio" di lettere che stanno arrivando ai contribuenti dopo quelle "battistrada" sulle plusvalenze. Si tratta, con ogni evidenza, della messa a regime della trasmissione per via telematica dei documenti fiscali alle banche dati che facilita confronti e incroci (del tipo: è stata emessa una fattura da un soggetto dal quale, poi, non risulta inviata alcuna dichiarazioni Iva) abbassando enormemente il rischio "cartella pazza".
se a questo si aggiunge il fatto che, nel caso l' anomalia effettivamente esista, si può sanare con il pagamento dell' imposta dovuta e una sanzione ridotta e graduata in base al tempo senza passare da accertamenti e notifiche, è evidente che la formula riscuota un gradimento abbastanza generalizzato.
«Da tempo chiediamo all' agenzia delle Entrate un atteggiamento collaborativo – spiega Luigi Mandolesi, responsabile per la fiscalità del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili – e questa delle lettere di avviso è una strada ragionevole. Peraltro, fino ad oggi, dal territorio non sono arrivate segnalazioni di lettere sbagliate né tantomeno di fenomeni che qualche anno fa avremmo definito di "cartelle pazze". Quindi dare la possibilità al contribuente di rimediare a un errore commesso in tempi rapidissimi e a basso costo sanzionatorio ci pare una buona soluzione. Tanto più che nella lettera si fornisce il recapito a cui il cittadino si può rivolgere senza tanti "giri" per gli uffici. Dobbiamo anche ricordare che tutto questo è ora possibile grazie alla mole di dati che i professionisti, dottori commercialisti in testa, forniscono agli uffici del Fisco».
sommato positivo anche il giudizio di Confartigianato sebbene non manchino alcuni rilievi critici legati soprattutto a contestazioni sullo spesometro degli autotrasportatori, per i quali non sempre si tiene conto dello sfasamento temporale che è consentito al settore nella registrazione delle fatture.

«Fino ad ora gravi problemi di irregolarità nelle contestazioni delle Entrate non ne abbiamo ravvisate – spiega Andrea Trevisani che guida la direzione Politiche fiscali di Confartigianato – e siamo anche convinti che quella intrapresa sia la strada giusta in quanto consente di sistemare le posizioni con il Fisco rapidamente e senza oneri eccessivi. Tuttavia, il flusso di queste "lettere" sta diventando imponente tra plusvalenze, studi di settore, 730 precompilato e ora Iva; per cui – chiarisce Trevisani – non sarebbe male razionalizzare i flussi e, soprattutto, creare un' unica piattaforma in cui il contribuente trova le comunicazioni del Fisco che ora viaggiano tra cassetto fiscale e buchetta delle lettere». In questo senso la proposta di Confartigianato è quella di realizzare un tavolo di lavoro proprio per mettere a punto "scaletta" e modalità degli invii.

«Il metodo è assolutamente condivisibile – spiega Rosario De Luca, presidente della Fondazione studio dei Consulenti del lavoro – così come lo è la filosofia che lo ispira. Peraltro, gli archivi delle Entrate, a differenza di altri soggetti come ad esempio l' Inps, sono decisamente "puliti" e ormai il rischio delle "cartelle pazze" non c' è più e, pur non disponendo di una statistica precisa degli errori, possiamo dire che il tasso di inesattezza è davvero basso».

Giorgio Costa – il Sole 24 ore

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