Le undici domande di Rete Imprese ai Comuni sui bilanci di previsione
Undici domande, undici questioni su cui Rete Imprese Italia chiede risposte concrete, alle amministrazioni locali in merito ai bilanci di previsione. Sullo sfondo un solo, grande, tema: il sostegno alle imprese, il rilancio dell'economia che significa, anche, la tenuta di occupazione e welfare. Per questo Rete Imprese Italia, formata da Confcommercio Fam, Cna, Confesercenti e Lapam Confartigianato, ha stilato un documento ad hoc.
“Le Pmi sono ancora in affanno, e la Legge di stabilità, pur introducendo un'inversione di tendenza rispetto al passato, non prevede ancora interventi adeguati alle difficoltà delle imprese – attacca Erio Luigi Munari, Presidente Lapam Confartigianato e coordinatore di Rete Imprese -. In un simile contesto, solo un progetto organico e significativo può ricreare fiducia e rilanciare l'economia. E' poi inaccettabile costringere le amministrazioni periferiche a tagli che prescindono dal livello di efficienza raggiunto da queste ultime. E' comunque vero che la pressione tributaria, anche a livello locale, ha ormai raggiunto livelli insostenibili e di come non siano più nemmeno ipotizzabili (e quanto meno praticabili) automatismi di incremento delle imposte. Occorre, invece, individuare ogni azione possibile per ridurre i costi delle macchine amministrative, a ogni livello”.
Fa eco il Presidente Confesercenti, Massimo Silingardi: “Negli ultimi anni la pressione fiscale, anche a livello locale, ha manifestato dinamiche di crescita eccessive. In particolare, due imposte appaiono particolarmente opprimenti: l'IMU, che ha generato nella sua applicazione esborsi molto più elevati rispetto alla precedente ICI, e la stessa TARI. E' necessario fissare delle regole alla manovrabilità delle addizionali regionali e comunali all'Irpef, prevedendo, in particolare il funzionamento di una sorta di clausola di salvaguardia a favore del contribuente che prenda atto del fatto che la tassazione non può oltrepassare i livelli attuali. Ma per sostenere le Pmi è necessario escludere dall'IMU, o da qualsiasi altra imposta uscirà dalla prossima manovra del governo, gli immobili strumentali all'attività d’impresa considerando che non rappresentano una forma di accumulo di patrimonio e che, comunque, subiscono già una tassazione attraverso il loro concorso alla produzione del reddito di impresa”.
Carlo Galassi, Presidente Confcommercio, resta sul tema delle imposte locali e della TARI in particolare: “È necessario ridefinire anche la TARI che nei vari passaggi (TARSU/TIA/TARES) ha registrato incrementi notevolissimi, in particolare per quanto riguarda alcune attività come alberghi, ristoranti, bar, ortofrutta ecc… Occorre strutturare un nuovo sistema tariffario in grado di rappresentare al meglio la reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche; di considerare la corretta ripartizione dei costi del servizio tra utenze domestiche e utenze non domestiche; di corrispondere ai reali costi di gestione del servizio rifiuti, sui quali ancora oggi non c’è completa trasparenza. Vanno ridotte sensibilmente le attuali tariffe, in particolar modo per le categorie che hanno subito maggiori aumenti negli ultimi anni. Chiediamo quindi ai comuni di agire in tal senso e alla Regione di favorire tale processo attraverso la revisione degli standard per la raccolta e gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani”.
Umberto Venturi, presidente Cna, puntualizza: “Il superamento delle province ed il processo di riordino istituzionale, mantengono un profilo di incertezza e ingenerano ancora molti dubbi. I temi dell’Area vasta, della razionalizzazione delle istituzioni locali, hanno un forte impatto sull'economia locale. La riduzione dei livelli istituzionali deve portare a una reale semplificazione della Pa, evitando di conseguenza la sovrapposizione delle competenze fra i diversi Enti, cercando una maggiore omogeneità territoriale nella applicazione e interpretazione delle norme, nonché una diminuzione degli oneri burocratici e amministrativi a carico delle imprese. Perché non si comincia ad armonizzare su scala territoriale, come nel caso delle unioni comunali, i principali regolamenti di politica locale? Ad esempio le norme in materia edilizia, urbanistica, di autorizzazione ambientale e sanitaria, tributaria, di accesso ai servizi, di verde pubblico, e anche i diversi piani tariffari di tributi e servizi? E poi perché non andare concretamente verso ipotesi di fusioni di comuni, come avvenuto in territori limitrofi?”.
“Siamo consapevoli che dalla recessione si esce come sistema territoriale nel suo insieme – conclude Munari – proprio perché ci sta a cuore il nostro territorio vogliamo sottoporre agli amministratori locali una serie di domande a cui rispondere con scelte politiche e azioni concrete. Ci aspettiamo risposte precise e concrete”.
LE UNDICI DOMANDE AI SINDACI