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L’allarme Lapam Confartigianato: “Imprese, Tasi troppo alta”

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16 Ottobre 2014 Stampa

Reggio Emilia, 3 ottobre 2014 – “La tassazione è già troppo alta: chiediamo ai comuni della provincia di Reggio Emilia, di tenere conto del nostro grido d'allarme e di non pesare ulteriormente sulle imprese, facendo in modo che la Tasi possa diminuire già a partire dal prossimo anno. Di più: chiediamo che le imposte locali vengano modulate con intelligenza e con grande attenzione alle esigenze degli imprenditori che vivono tempi difficilissimi. In altre parole, chiediamo di rimanere sui livelli minimi di tassazione: conosciamo bene i problemi che hanno i comuni nel fare i bilanci, ma al tempo stesso gli amministratori locali devono rendersi conto che non abbiamo più tempo e che, di questo passo, le serrande finiranno con l'essere irrimediabilmente abbassate”.

Ivo Biagini, presidente Lapam Confartigianato Zona di Reggio Emilia, commenta così i dati di una ricerca proposta dall'associazione imprenditoriale sulla Tasi nei comuni della provincia di Reggio Emilia. In tutti i comuni hanno deliberato le aliquote della Tasi, tra questi soltanto due (Castelnovo né Monti e Albinea) applicano l'imposta anche agli immobili diversi dall'abitazione principale. L'aliquota minima deliberata è pari al 7,6 per mille, mentre quella massima è del 10,6 per mille, il 54,55% ha deliberato aliquote che vanno dal 9 per mille al 10,6 per mille, mentre il 45,45% ha deliberato aliquote inferiori al 9 per mille. L'aliquota mediamente adottata da tutti i comuni è del 9,22 per mille. Per dare un termine di confronto con un territorio vicino, come quello modenese, hanno deliberato la Tasi tutti i 47 comuni. Di questi soltanto 3 (Fiorano, Prignano e Sassuolo) hanno previsto l'applicazione dell'imposta su immobili diversi dall'abitazione principale.

I restanti comuni, come del resto anche la stragrande maggioranza di quelli reggiani, limitano l'applicazione del tributo alle sole unità immobiliari adibite ad abitazione principale e alle relative pertinenze, ivi comprese le ipotesi che per regolamento comunale o per legge sono assimilate all'abitazione principale. l'aliquota mediamente applicata sugli immobili produttivi, tenendo conto che l'82,61% dei comuni applica ai suddetti immobili solo l'Imu, è del 9,37 per mille; l'aliquota minima applicata è del 7,6 per mille, mentre l'aliquota massima applicata è del 10,6 per mille; il 76,09% ha deliberato aliquote che vanno dal 9 per mille al 10,6 per mille, mentre solo il 23,91% ha deliberato aliquote inferiori al 9 per mille. “Crediamo che i comuni della nostra provincia debbano impegnarsi di più per limitare le spese e sgravare le imprese – sottolinea Biagini – proprio per i motivi di cui parlavo in precedenza. La simulazione che riportiamo nella ricerca dimostra che stiamo parlando di cifre considerevoli, cifre che le imprese pagano e che vanno a servizio di tutta la collettività. Ma se le imprese muoiono, è chiaro che non potranno più pagare…”.

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