La burocrazia ammazza le competitività
Non passa giorno in cui non si odano lamenti o reprimende relative all'eccesso di burocrazia da parte della Pubblica Amministrazione nel nostro Paese. Nel versante fiscale la miriade di adempimenti, domande, istanza, interpelli e procedure complesse in riferimento a pratiche agevolative (si veda, a titolo di esempio, la mole di documenti da presentare per il risarcimento del danno immobiliare dal sisma del 1012).
Una delle giustificazioni addotte da chi difende l'apparato burocratico è che viviamo in un Paese in cui una parte consistente della popolazione è incline al malaffare, nonché all'evasione fiscale e pertanto è necessario controllare ogni passaggio.
Burocrazia e corruzione
Ma a fronte di tale e tanta burocrazia, l'Italia continua ad essere uno degli stati in cui trovano maggiormente spazio fenomeni corruttivi; delle due l'una: o la burocrazia si dimostra efficace per combattere il malaffare oppure la sua presenza si rivela solo un fardello che ha il solo effetto di deprimere la produttività e rallentare la crescita, oltre che danneggiare i contribuenti corretti.
Va inoltre osservato che in ambito fiscale vi sono stati molteplici tentativi di introdurre elementi di semplificazione, da ultimo il decreto legislativo n. 175/2014, tuttavia nessuno di essi ha prodotto i frutti sperati, anzi, le statistiche dimostrano che per ogni norma eliminata ne sono state inserite due nuove. In definitiva, se si vuole veramente semplificare il sistema tributario, bisogna partire da una radicale revisione del sistema di tassazione, in quanto l'attuale sistema, essendo basato sull'autotassazione, costringe l'Amministrazione finanziaria a pretende sempre la documentazione di quanto indicato nelle dichiarazione, non nutrendo gran fiducia nei contribuenti. In definitiva, per semplificare occorre riformare il sistema di tassazione, possibilmente attenuando anche la pressione fiscale.
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