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Quando l’impresa incontra la misericordia

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29 Settembre 2016 Stampa

Grande successo della serata Lapam, ospiti il vescovo Erio e il professor Argiolas

Oltre 120 persone, un successo tutto sommato superiore alle attese, per la serata promossa da Lapam Confartigianato 'L'impresa della misericordia'. Ospiti l'arcivescovo di Modena, don Erio Castellucci, e il professor Giuseppe Argiolas dell'istituto universitario pontificio Sophia.

“Pensiamo a quello che significa il lavoro per le piccole imprese e a quanto siano stati proprio i piccoli a garantire la tenuta del nostro modello economico e sociale – ha esordito il segretario generale Lapam, Carlo Alberto Rossi, nell'introduzione -: questo perché gli imprenditori e i propri dipendenti spesso rappresentano una vera e propria famiglia, un luogo dove solidarietà e, appunto, misericordia, possono trovare uno spazio. Uno spazio frutto delle relazioni personali che nell’impresa di piccole e medie dimensioni non di rado hanno un peso molto significativo”.

Il vescovo Erio ha preso le mosse dalla Dottrina sociale della Chiesa e ha spiegato il termine misericordia:

“Contiene e unisce miseria e cuore, significa prendere a cuore le difficoltà. Nel significato greco ha a che fare con grembo materno, è quello che prova una mamma quando il figlio si muove nel grembo, ovvero prendersi cura in profondità di una situazione. E cosa c'entra con l'impresa? E' piuttosto chiaro”. Il vescovo ha spiegato come le piccole imprese abbiano una “dimensione umana che custodisce valori, che nella grande impresa rischiano di perdersi. A livello piccolo è possibile rendersi conto dell'altro, delle sue necessità, dei bisogni, delle potenzialità, delle risorse che forse non sta esprimendo al meglio. Quando c'è un rapporto di comunione, di accoglienza, incoraggiamento, nelle piccole realtà anche l'economia ne può beneficiare, non solo il clima: quando uno è motivato lavora meglio e anche l'efficienza è migliore”. La chiusura del vescovo è stata rivolta direttamente agli imprenditori in sala: “Quando voi operate in maniera onesta, legale e attenta a dare il giusto salario, create lavoro, costruite un ambiente umanamente ricco, questa è misericordia”.

Il professor Argiolas ha parlato di povertà, di beni, di capacità, di relazioni, e ha spiegato:

“Dobbiamo trovare l'antidoto. Oggi per l'impresa la semplice attenzione al mercato non è più sufficiente, serve un rapporto personale coi propri clienti, si deve tenere conto dell'ambiente e della società. Questo è l'orientamento sociale dell'impresa, la responsabilità sociale ha riportato l'impresa alla sua vocazione, essere a servizio dell'umanità, mettere al centro la persona e dare valore alla qualità delle relazioni. Nell'orientamento sociale dell'impresa troviamo il vero antidoto alla povertà, così l'azienda diventa realtà di comunione”. E lo Stato? “Deve mettere nelle condizioni i cittadini di poter essere felici in quel contesto, dando però fiducia. Pensiamo alle tasse: non serve alzare l'asticella delle aliquote, occorre prima del controllo giuridico un controllo sociale. E poi la politica deve lavorare per il bene comune. Oggi non ci sono politici così? E allora formiamoli! Tutta la funzione pre politica svolta nelle associazioni fino a qualche anno fa chi la fa oggi?”.

Per finire Argiolas ha spiegato:

“So bene che sembrano parole poco concrete, ma non è così. Molti più imprenditori di quanto non si pensi agiscono già in questo modo, ma occorre operare un cambio culturale di paradigma economico”.

“Siamo contenti di aver promosso questo dibattito – ha chiuso il presidente Munari – è importante parlare di queste tematiche e dare speranza, in un periodo dove è davvero difficile continuare a fare impresa”.

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