La situazione sempre precaria delle nostre aree montane, negli ultimi tempi si sta aggravando. Il cambiamento climatico ha stravolto la distribuzione di piogge e nevicate mettendo in crisi un terreno che cede sempre di più. Gli eventi climatici eccezionali sono sempre più frequenti, acuendo il rischio idrogeologico come abbiamo potuto notare anche nelle settimane scorse. A rischio in Appennino ci sono 5.213 famiglie e 11.051 persone che vivono nelle aree con un alto pericolo di frane. Sono ben 936 le imprese che operano in questi territori rischiando di veder franare sotto i propri piedi il terreno da un giorno all’altro e di perdere tutto.
Il nostro ufficio studi ha analizzato in profondità i dati sul dissesto idrogeologico dell’Appennino modenese, rilevando dati molto precisi e preoccupanti.
Le frane sono purtroppo all’ordine del giorno. La scomparsa dei boschi, che davano compattezza a colline e montagne, insieme alle bombe d’acqua concentrate in poche ore, non permettono alla terra di assorbire l’acqua e il terreno crolla.
I dati relativi ai comuni
Il 13,5% della superficie dell’intera provincia presenta pericolosità da frana elevate e molto elevata, con picchi di oltre il 40% nei comuni di Frassinoro, Palagano e Montecreto. Ma anche Sestola, Montefiorino, Zocca, Lama Mocogno, Montese, Polinago e Prignano hanno più del 30% del territorio comunale a rischio. Il comune con il più imprese a rischio è quello di Lama Mocogno con 164 ben il 56,2% del totale delle imprese. Sono a rischio anche 108 imprese a Fanano, 73 a Sestola e 71 a Serramazzoni. Mentre come percentuale pesano molto le 27 imprese di Riolunato (il 38% del totale) e le 55 di Fiumalbo (34,8% del numero complessivo).
Molto spesso le stesse imprese delle zone a rischio sono le prime a impegnarsi per ristabilire la situazione in caso di eventi climatici eccezionali. È fondamentale un intervento urgente sul dissesto idrogeologico ma altrettanto importante è favorire la permanenza delle imprese su quei territori.