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Carburante, quanto ci costi…

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25 Giugno 2018 Stampa

“In Italia persiste uno divario di pressione fiscale con l’Unione europea che nel 2018 vale 2,4 punti di Pil e su questo differenziale fiscale pesa, eccome se pesa, una più elevata tassazione energetica che, secondo gli ultimi dati resi disponibili da Eurostat, in Italia vale il 2,8% del Pil, di 0,9 punti superiore alla media europea e distante dall’1,9% della Francia, dall’1,8% del Regno Unito, dall’1,5% della Germania e della Spagna. Le imprese esportatrici di casa nostra sono costrette a fare i salti mortali per restare competitive”.

Gilberto Luppi, Presidente Lapam Confartigianato, commenta amaramente i dati sui costi del carburante. In valore assoluto il tax spread sull’energia vale quasi 16 miliardi (15.967 milioni di euro) di maggiore prelievo sui contribuenti italiani. La posta più rilevante del prelievo fiscale è rappresentata dalle accise sui carburanti che, secondo i conti dell’Istat, nel 2017 registrano un gettito di 26.098 milioni di euro, con un aumento su base annua dell’1,6% a fronte della stagnazione nel biennio 2015-2016 e un calo nel biennio 2013-2014.

L’Italia, secondo la rilevazione di fine maggio 2018, è il primo Paese tra i 28 della Ue per accisa sui carburanti; di conseguenza è al primo posto in Europa per costo dei carburanti pagato dalle imprese che in media, al netto dell’Iva, è pari a 1.294,2 euro/1000 litri. Nello specifico le accise sulla benzina ammontano a 728,4 euro/1000 litri e quelle sul gasolio a 617,4 euro/1000 litri; per entrambe le tipologie di carburanti l’Italia è al 2° posto tra i 28 Paesi dell’Unione Europea per livello assoluto delle accise. Al netto della tassazione, il costo medio dei carburanti nel nostro Paese si allinea maggiormente alla media Ue (+1,4%, con Italia al 14° posto nel ranking Ue).

“In conclusione ecco due considerazioni sugli interventi di politica economica che influiranno sul quadro della tassazione energetica – riprende il presidente Lapam -. Nel ‘Contratto’ definito dalle forze politiche che sostengono il nuovo Governo viene esplicitata l’intenzione di disattivare le clausole di salvaguardia evitando un aumento dell’Iva che sui carburanti peserebbe per 817 milioni di euro di maggiore prelievo. Inoltre il documento preannuncia un intervento per ‘eliminare le componenti anacronistiche delle accise sulla benzina’. Ci auguriamo che questo intervento sia messo in atto al più presto. A tal proposito – insiste Luppi – ricordo che il 58% delle accise sulla benzina è ascrivibile a componenti legate ad eventi straordinari: la guerra di Etiopia del 1935, quella in Libano del 1983, la missione delle Nazioni Unite in Bosnia del 1996 e la crisi di Suez del 1956. Senza dimenticare i terremoti del Belice del 1968, del Friuli del 1976 e dell’Irpinia del 1980. E, ancora, il disastro del Vajont del 1963 e l’alluvione di Firenze del 1966. Insomma – chiude il presidente Lapam – non sarebbe ora di abbassarle queste benedette accise?”.

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