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Debiti Pubbliche Amministrazioni, scoppia la guerra dei numeri

22 Settembre 2014 Stampa

ROMA Per la Confartigianato mancano all’appello 21 miliardi, per la Cgia il buco ammonta a 35, per l’ex commissario Ue Antonio Tajani addirittura a 60. Ma il premier Matteo Renzi assicura che i soldi per pagare i debiti della pubblica amministrazione «ci sono» (a parte 2-3 miliardi «che rischiano di farci sforare il 3%») e quindi il 21 settembre l’impegno a saldare quelli del 2013 «è mantenuto» e la sfida «è vinta». Sei mesi fa, infatti, aveva promesso che entro San Matteo (in calendario ieri) i pagamenti sarebbero stati sbloccati, ma dopo la denuncia di Confartigianato e Cgia, sabato, la polemica è proseguita. La pubblica amministrazione, ha fatto i calcoli Antonio Tajani – che da commissario Ue promosse la procedura d’infrazione contro l’Italia – «deve pagare almeno altri 60 miliardi alle imprese, una trentina stanziati e altrettanti da stanziare». Non solo, secondo l’esponente di Forza Italia, «si tratta di debiti accumulati al 31 dicembre 2012». Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, non azzarda numeri, ma avverte che le aziende sono in difficoltà anche per questo e rivela di averne parlato anche con il Quirinale. Allarmato il commento del presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, secondo cui l’edilizia ha crediti ancora per 10 miliardi. La versione di Palazzo Chigi, che arriva in serata dopo le rassicurazioni del premier, è ben diversa. Secondo il governo, che sottolinea la difficoltà di avere una mappa chiara della situazione anche visto «l’assurdo meccanismo del passato», «lo Stato si è messo nelle condizione di pagare tutti i debiti». Il computo dei soldi a disposizione (che per essere riscossi necessitano però della registrazione da parte delle aziende) «supera ampiamente i 30 miliardi» e fuori resta quindi «solo quella quota parte di debiti della P.a. su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit. In altri termini, le risorse ci sono, ma rimane il problema di rispettare il patto di stabilità e non sforare il 3%». Insomma, «gli unici debiti non pagabili al momento sono questi, non 60 miliardi». Di fronte a questo balletto di cifre, l’opposizione non si lascia sfuggire l’occasione di attaccare il governo: per il M5S il premier racconta «balle» e sta portando l’Italia «verso il baratro», mentre il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri commenta ironico: «Niente miracolo di San Matteo». Per Italia Unica di Corrado Passera (che quand’era ministro si occupò in prima persona della questione), «Renzi prende in giro migliaia di imprese».

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