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Fatturato e occupazione: 2021 positivo ma c’è timore

31 Marzo 2022 Stampa

La dinamica di fatturato e occupazione in un campione di 168 imprese associate del comparto tessile, abbigliamento e calzature (Tac), denota una situazione a due velocità: da una parte la ripresa del 2021, che ha riportato il comparto nella nostra provincia sui livelli del 2019, dall’altro le preoccupazioni e la frenata dovuta alla guerra, che sta mettendo in difficoltà non soltanto chi lavora per il mercato russo, ma anche tante altre imprese: pensiamo soltanto, ad esempio, all’aumento dei costi per l’energia e anche a un altro importante effetto indiretto. La stagione primavera estate è già stata consegnata ed è nei negozi, ma la guerra creerà problemi nei prossimi mesi, con una onda lunga dovuta dal calo dei consumi nei nostri mercati principali.

Roberto Guaitoli, presidente del settore Moda, commenta così i dati espressi dal nostro Ufficio studi.

Dinamica delle vendite negli ultimi due anni

In un campione di 168 imprese associate del Tessile, Abbigliamento e Calzature il fatturato, dopo un crollo del -12,6% nel 2020 primo anno di pandemia, ha visto un rimbalzo del +14,6% nel 2021, recuperando i livelli pre crisi del 2019 (-0,1%).

La dinamica positiva dell’ultimo anno è trainata in particolare dal settore dell’abbigliamento, che compone il 77% di questo campione di imprese, e che da solo vede un recupero del +4,4% nel 2021 rispetto al 2019, in controtendenza rispetto alla dinamica negativa del comparto manifatturiero.

Ciascuna impresa del campione, in base alle strategie applicate in questi ultimi anni in risposta alla crisi e alla provenienza e diversificazione di fornitori e acquirenti, sta attraversando sfide diverse: il 42,9% delle imprese registra un completo recupero del fatturato rispetto al 2019, mentre il 27,4% vede l’attività calata fino ad un terzo (da 0 a -30%), e il restante 29,8% del campione ha cali di attività severi (oltre il -30%).

Mercato estero e preoccupazioni per il 2022

Nel 2021 l’export del settore ha recuperato i livelli pre Covid in provincia di Modena (+1,4%, una delle 9 principali province esportatrici con variazione positiva), mentre rimane al di sotto del -11,9% per la provincia di Reggio Emilia.

La moda è il secondo comparto per esportazioni verso la Russia, con vendite nel 2021 pari a 106 milioni di euro per Reggio Emilia (seconda provincia in Italia per maggior valore) e quasi 20 milioni per Modena.

Come già dimostrato dal precedente conflitto russo-ucraino in Crimea, l’export verso questo paese è messo seriamente a rischio dagli effetti della guerra in corso. È infatti crollato di un terzo dal 2013 a oggi (-33,4% a Reggio e -28,7% a Modena) per via delle sanzioni economiche imposte.

L’esposizione dunque sul mercato russo, pari al valore aggiunto prodotto sul territorio messo a rischio dalla guerra, è dello 0,59% a Reggio Emilia (4° provincia in Italia) e dello 0,08% a Modena, per la quale fortunatamente la Russia rappresenta soltanto il 12° paese di riferimento per le esportazioni del settore.

Mercato del lavoro tra ripresa e incertezza

In un campione di 130 imprese associate del Tessile, Abbigliamento e Calzature il numero di ore lavorate nel 2021 cresce del 9,6% rispetto all’anno precedente, senza riuscire però a recuperare il calo del -22,7% osservato nel 2020. L’ultimo anno rimane infatti in media al di sotto
del 15,3% rispetto alle ore lavorate nel 2019.

Secondo gli ultimi dati Excelsior tra marzo e maggio 2022 le imprese del settore hanno intenzione di assumere 100 operai specializzati e conduttori di impianti nelle industrie tessili, di abbigliamento e calzature a Modena e 50 a Reggio Emilia, per un totale di 150 figure professionali ricercate. Erano
230 nello stesso periodo del 2021 (il 53% in più) e 220 nel 2019 (il 47% in più), segno di una maggiore cautela nell’assumere nuovo personale dettata dalla congiuntura attuale. Il 43,6% di queste figure ad oggi sono difficili da reperire sul mercato del lavoro.

Questo – conclude Guaitoli – è un evidente segno di una maggiore cautela nell’assumere nuovo personale dettata dalla congiuntura attuale. Quasi la metà di queste figure, il 43,6%, è comunque di difficile reperibilità sul mercato del lavoro.

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