Cinque anni dopo… Un viaggio nel cratere del sisma tra imprese e attività commerciali
Due grandi schermi campeggiano sulle pareti. Nei riquadri illuminati sono indicati lo stato avanzamento lavoro di ogni macchina, il committente e la data di consegna prevista. Il nostro accompagnatore li indica con orgoglio: «È stato tutto riprogettato in ottica Industria 4.0».
BBG di Mirandola simbolo – suo malgrado – del sisma del maggio 2012, è di nuovo maggio. Sono passati cinque anni dal terremoto che devastò l’azienda, facendo tre vittime. Eppure attraversando le corsie e i macchinari tirati a lucido, non sembra nemmeno di essere nello stesso luogo. All’inaugurazione della nuova sede, nell’ottobre del 2015, erano presenti l’ex presidente della Regione Vasco Errani, l’assessore alle Attività produttive Palma Costi e il padre del distretto biomedicale Mario Veronesi. Un modo per rendere omaggio a questa impresa capace di risorgere dalle sue ceneri più forte di prima.
«Nel nostro caso possiamo dire che non abbiamo pensato più di tanto. L’alternativa era una sola: garantire il lavoro alle famiglie dei dipendenti che lavorano in BBG e nella sua consociata RB» racconta Paola Busoli, International sales e marketing manager dell’azienda.
«Fermarsi avrebbe voluto dire darla vinta al terremoto e mettere in difficoltà 80 famiglie. Non ce la siamo sentita».
L’azienda produce componenti complessi per diversi settori industriali come il biomedicale, il packaging o la micromeccanica e sempre di più si sta spostando sulla produzione di prototipi e particolari tecnologicamente avanzati per settori ad altissimo valore aggiunto, come la robotica e l’aeronautica.
Un ingranaggio importante dunque in un distretto che da solo “valeva” il 2% del PIL nazionale e che non poteva permettersi di fermarsi.
Sicuramente il fatto di lavorare in questo contesto ha agevolato la ricostruzione – conferma Paola Busoli – Anche se non nego che è molto dura. Sono cinque anni che combattiamo con la burocrazia, possiamo dire che più il tempo passa più le cose diventano complesse. Per assurdo gli aiuti che c’erano all’inizio ora diventano più difficili da prendere e da utilizzare.
lungaggini a cui fa riferimento l’imprenditrice sono le stesse affrontate da decine di altre aziende. Strettoie esasperanti che hanno indotto qualcuno a scrivere sui muri dei paesi colpiti: “Uccide più la burocrazia del terremoto”.
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