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Bilancio del Capitale Intellettuale 2019

28 Luglio 2020 Stampa

La Gestione del Valore edizione 2019

“La nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose.”

Henry Miller

Finalità e struttura
del Bilancio del Capitale Intellettuale

Il Bilancio del Capitale Intellettuale costituisce un valido strumento di gestione e rappresenta un efficace mezzo di comunicazione verso le persone che lavorano nell’organizzazione e verso tutti i portatori di interesse a favore dei quali Lapam genera valore. In qualità di strumento contabile del patrimonio intellettuale monitora le iniziative e i relativi risultati che evidenziano l’efficacia dei processi organizzativi che creano valore.

Introduzione del Presidente Gilberto Luppi

Rendere conto e ‘pesare’ le attività che vengono svolte, rappresenta sempre più un driver importante. Per le aziende, certo, per le organizzazioni, anche per gli enti del terzo settore. A maggior ragione questo è importante farlo per una struttura come Lapam Confartigianato che già da diversi anni, attraverso il Bilancio del capitale intellettuale, fornisce un valore a quello che, per l’appunto, non può essere conteggiato nei termini dei bilanci che tutti siamo abituati a conoscere e a leggere. Il Bilancio del capitale intellettuale non a caso viene chiamato ‘La gestione del valore’, perché di questo si tratta, di valorizzare, di mettere in luce, aspetti a volte, e a torto, poco considerati.

Ma un Bilancio che si rispetti, e quello del capitale intellettuale lo è senza ombra di dubbio, è fatto principalmente di numeri, di dati che mettono in luce in questo caso quello che è intangibile e che, però, assume una importanza non di rado paragonabile al bilancio classico. Temi come la reputazione di una organizzazione, l’adesione a un codice etico, la partecipazione delle persone che ne fanno parte, in quanto soci o perchè lavorano, l’attenzione all’ambiente che ci circonda, hanno un valore che va messo in evidenza a maggior ragione in un momento come questo in cui la pandemia che ci ha colpiti (e che entrerà naturalmente nel bilancio 2020 che verrà redatto il prossimo anno) non può lasciare indifferenti e non solo per le implicazioni più squisitamente economiche.

Di più, un’organizzazione che si abitua ad adottare logiche di rendicontazione avrà una maggiore capacità di resilienza per superare le difficoltà e saprà condividere con maggiore efficacia le difficoltà, per giungere al successo. Non si tratta, dunque, di seguire una moda o di dare il buon esempio, ma di crescere gradualmente in una cultura di questo tipo per migliorare le performance e avere strumenti utili per la pianificazione strategica.

Il 2019 è stato un anno molto significativo per Lapam Confartigianato, è stato il 60° che abbiamo voluto festeggiare in modo non scontato e senza liturgie stantie, ma valorizzando i vari territori e soprattutto mettendo al centro le persone. E chi, se non le persone, sono centrali nella rendicontazione del capitale intellettuale? Lapam è una grande organizzazione perché ha migliaia e migliaia di imprenditori soci, ha centinaia di dirigenti elettivi che spendono tempo e risorse a vantaggio di tutti, ha centinaia di dipendenti e collaboratori che lavorano con accuratezza per fornire servizi e consulenze adeguati ai tempi che cambiano.

Lapam ha un capitale intellettuale cospicuo, Lapam gestisce un valore importante. E nelle prossime pagine tutto questo diventerà chiaro ed evidente.

È davvero un onore firmare per la terza volta la presentazione di questo strumento che, nei fatti, fa crescere ancora di più la nostra associazione.

Introduzione del Segretario generale Carlo Alberto Rossi

”Le persone cambiano in breve tempo se si impegnano con altri a sviluppare progetti concreti che portino a risultati misurabili, progetti di cui appaia comprensibile il percorso di successi ed errori, di cui si possa verificare l’efficacia dell’esperienza di collaborazione, comunicazione, condivisione di conoscenza, costruzione di comunità. Progetti infine che consentano alle persone di autovalutare cosa sono in grado di fare e cosa devono imparare a fare”. Così Federico Butera introduce nel suo ultimo saggio, “Organizzazione e società”, il concetto di change management strutturale.

È a tale concetto che vorrei rifarmi in questa nuova edizione del Bilancio del capitale intellettuale Lapam, per portare a sintesi le ragioni del nostro lavoro, partendo dalla politica dei progetti come esercizio di partecipazione e di incontro tra società civile e mondo datoriale. Nel 2019 – in occasione del suo 60° anniversario – la nostra associazione ha infatti proposto una serie di iniziative aperte al pubblico e rivolte alle imprese locali, con l’ambizione di contribuire a riannodare i fili del tessuto civico che ha nel lavoro, così come ricordato da Papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì”, il proprio fondamento.

Da una parte occasioni aperte al contributo di opinionisti, sindacalisti, accademici, economisti, capaci di leggere i mutamenti in atto e di offrire una visione del futuro. Dall’altra formazione programmata e continua per chi – all’interno della nostra organizzazione – deve operare efficacemente in favore delle imprese.

A questa attività va poi affiancata l’implementazione e il miglioramento della transizione digitale dei servizi cosiddetti “core” proposti dalla nostra associazione.

Un percorso iniziato a fine 2017 con la progressiva integrazione della nostra offerta in una piattaforma digitale a misura di piccola impresa, oggi sempre più affinata e coerente con la domanda di efficienza e migliore produttività proveniente dalle PMI.

Un cambiamento che coinvolge tanto i processi interni quanto le risorse umane dell’associazione. Solo un coinvolgimento mirato di esperienze e competenze acquisite internamente rende infatti possibile questa complesso passaggio, cui tra l’altro è chiamato a rispondere l’intero sistema del Terziario avanzato.

Servizi funzionali, veloci, efficienti sono infatti indispensabili allo sviluppo della cosiddetta “economia della conoscenza” di cui “Industria 4.0” è la sigla più nota e forse significativa. In questo senso Lapam intende far proprio l’invito dal professor Enzo Rullani al sistema economico e produttivo italiano: partecipare attivamente alla ricerca di nuove forme di condivisione tanto di progettualità quanto di rischio. Una necessità su cui deve misurarsi l’intero sistema della rappresentanza. Difendere la propria area di comfort non può più rappresentare una risposta credibile alle sfide che abbiamo di fronte.

Un’associazione agile, in grado di dialogare con la propria base, socialmente capace, portatrice di innovazione, è dunque il profilo verso cui Lapam deve tendere e che mi auguro di riuscire a rappresentare in questo volume.

La Gestione del Valore
Bilancio del Capitale Intellettuale 2019

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