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Piano borghi, così non va

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2 Marzo 2022 Stampa

Puntare sulle aree vaste e coinvolgere le micro e piccole imprese del territorio

“Si può fare di meglio per rivitalizzare il sistema dei piccoli centri nei territori italiani e in particolare quelli del nostro territorio. Il ‘Piano Nazionale Borghi’ previsto dal PNRR, soprattutto nella misura dei borghi-pilota, non coglie l’importanza delle aree vaste come necessario fulcro dei progetti di riqualificazione”.

Secondo il giudizio della nostra associazione…

“nel PNRR il coinvolgimento degli artigiani e delle micro e piccole imprese, dell’imprenditoria diffusa, che rappresentano il 99,3% del tessuto produttivo dei territori italiani e sono caposaldi delle comunità locali, è fondamentale per centrare l’obiettivo di rigenerazione sociale e culturale che passa anche certamente dalla presenza di un tessuto produttivo e di servizi vivo. Il ‘Piano Borghi’ va pertanto migliorato, utilizzando il contributo di proposte degli imprenditori, dei sindaci e di chi vive e lavora nei territori che l’iniziativa del Governo intende rilanciare”.

In particolare esprimiamo perplessità sulla scelta di individuare soltanto 21 borghi, in base a criteri definiti dalle regioni e non omogenei, ai quali attribuire ingenti risorse (ben 20 milioni di euro ciascuno) per progetti ancora poco chiari di riqualificazione e ripopolamento.

“Nell’intera Emilia-Romagna un solo borgo è entrato in questo piano a fronte di decine e decine di realtà che solo sul territorio della nostra provincia meriterebbero una riqualificazione. In questo modo oltre al rischio di esporre questi pochi centri fortunati a dinamiche speculative, non si riconosce il sistema di interdipendenze fra piccoli paesi vicini che ha storicamente caratterizzato l’identità culturale, sociale ed economica dei nostri territori. Il rischio è quello di allontanare ancora di più le micro località destinatarie del ‘Piano Borghi’, che spesso sono addirittura frazioni di paesi, dai territori vicini e circostanti, indebolendo ulteriormente i legami di comunità che connotano aree più vaste”.

In conclusione:

“Piuttosto che spendere in questo modo questo denaro, destinato a un numero risibile di destinatari, sarebbe meglio rendere più capiente la linea di finanziamento rivolta ai comuni con meno di 5.000 abitanti che prevede spese fino a 1,6 milioni di euro e ha la scadenza delle domande entro la fine di marzo, misura che potrà incidere in modo più efficace sul territorio”.

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