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Regimi fiscali. Indagine Confartigianato: solo il 4,4% lo sceglierà.

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2 Marzo 2015 Stampa

Il forfait al 15% non convince piccole e micro imprese

L' attuazione della delega fiscale sui nuovi regimi semplificati rischia di rimanere un' incompiuta. La nuova imposta sul reddito dell' imprenditore ferma in un cassetto, in buona compagnia con il regime di cassa per le imprese in contabilità semplificata. L' unica misura pensata con l' obiettivo di semplificare la vita di milioni di piccole imprese e professionisti è il regime forfettario per le partite Iva che però ha già suscitato tante polemiche e, in assenza di ritocchi, si preannuncia a bassissimo appeal per i diretti interessati.
nonostante gli interventi annunciati a più riprese, la scelta del Governo sembra ormai quella di rinviare gli aggiustamenti annunciati alla prossima legge di Stabilità. In questa direzione va letta la riapertura del vecchio regime dei minimi introdotta dal Parlamento nel decreto Milleproroghe. Per tutto il 2015, infatti, le imprese e i professionisti interessati potranno optare tra il forfettario e il regime in vigore fino al 31 dicembre che prevedeva un' imposta sostitutiva del 5% e un limite dei ricavi per tutte le categorie di contribuenti fino a 30mila euro. In questo modo i tecnici di Palazzo Chigi e a quelli dell' Economia potranno continuare a studiare i possibili correttivi anche per tutto l' anno in corso.
poco praticata Ma rischiano di essere davvero in pochi a lasciare la strada vecchia per la nuova. Oltre ai professionisti, il forfait al 15% con ricavi differenziati per tipologia di attività non sembra, infatti, convincere neanche le piccole e medie imprese. Secondo uno studio della direzione politiche fiscali della Confartigianato, il nuovo regime verrebbe applicato soltanto dal 4,4% delle imprese potenzialmente interessate. In sostanza, sono le imprese che nel 2014 hanno utilizzato i regimi contabili oggi riservati alle piccole e micro imprese e abrogati in alcuni casi dal 1° gennaio scorso.
ì, su un campione di 15.521 imprese artigiane e utenti dei servizi contabili e fiscali delle associazioni territoriali della Confartigianato e che prima erano nel regime contabile agevolato, solo un terzo (35,2%) di chi proviene dal regime contabile agevolato sceglie il nuovo forfettario mentre il restante 64,8% dei soggetti passa al regime semplificato. La percentuale complessiva del 4,4% di accesso al nuovo forfait, sempre secondo lo studio degli artigiani, si dimezza (2,2%) nel caso delle imprese che nel 2014 erano nei minimi al 5 per cento.
totalmente insensibili al forfettario sono le imprese che sono state nel 2014 in regime semplificato: il 97,4% resta dov' era e solo il 2,6% decide di imboccare la nuova strada.
cause vanno ricercate – secondo Confartigianato -soprattutto nello scarso gradimento che avrebbe il nuovo regime per le partite Iva soprattutto sul fronte fiscale ma anche per l' aggravio di costi burocratici. Secondo lo studio, il mix di vincoli (per esempio, limiti di ricavi e coefficienti di redditività ) e incentivi (durata non più a tempo, cancellazione degli obblighi contabili e dichiarativi) spinge soltanto l' 8,9% a passare dal vecchio al nuovo regime forfettario. Non solo. Il 4,4% di questi soggetti vede appesantirsi i costi burocratici mentre l' altra metà incassa una reale riduzione di costi amministrativi. In sostanza la riduzione di costi per la tenuta di contabilità e per le dichiarazioni dei redditi delle imprese subisce una riduzione minima stimata in non più dello 0,8%, con un impatto trascurabile sui costi di assistenza sostenuti dall' intero sistema delle piccole e micro imprese.

Il Sole 24 Ore – 2 marzo

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