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Decreto sanzioni F-Gas, cosa rischia chi affida un intervento a un’ impresa non certificata?

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17 Gennaio 2020 Stampa

“L’entrata in vigore del decreto sanzioni, prevista per il 17 gennaio (leggi qui la notizia completa), offre l’occasione per un bilancio che, a oltre 7 anni e mezzo dall’adozione della norma sulla certificazione dei soggetti operanti nel settore del condizionamento e della refrigerazione, vede ancora un mercato non completamente allineato alle previsioni di legge”. Lo afferma Guido Gasparini (in foto), presidente categoria Impianti, a commento del decreto. La Banca Dati F-Gas ha di certo rappresentato un’ulteriore spinta alla certificazione, ma il rischio di affidarsi a soggetti non in regola c’è e le sanzioni previste sono pesantissime; senza contare il danno ambientale che una gestione non corretta di questi gas a effetto serra, altamente inquinanti, produce.

“A gennaio 2020, in Emilia Romagna, le imprese operanti su apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d’aria, pompe di calore, in possesso di adeguata certificazione, risultano 2.980, a fronte delle oltre 4.700 iscritte al registro nazionale www.fgas.it e quindi in presumibile obbligo di certificazione – prosegue Gasparini -. Di queste imprese regolarmente certificate 505 hanno sede in provincia di Modena, sulle 1069 iscritte al registro (la seconda in regione dopo Bologna, che ne conta oltre 650) e 280 in provincia di Reggio Emilia, sulle 437 registrate. Come vedete, nonostante la nostra regione sia dietro solo a Lombardia e Veneto a livello nazionale come numero di imprese certificate, c’è ancora tanto da fare”

Sul punto è importante ricordare come il registro nazionale www.fgas.it sia liberamente accessibile per la verifica del possesso degli adeguati titoli; come pure il richiamo in visura camerale, fortemente voluto e sollecitato anche dalla noastra associazione al fine di tutelare le proprie imprese  in regola.

Presidente Impianti Lapam prosegue: “Come categoria non possiamo che salutare con piacere l’entrata in vigore di questo atteso decreto sanzioni, perché qualsiasi obbligo non sanzionato purtroppo viene sistematicamente disatteso, anche se ci saremmo aspettati un minor zelo su inadempienze più di forma, che di sostanza, come le sanzioni previste per i mancati o tardivi inserimenti nel portale della banca dati nazionale (da 1.000 a 15.000 euro). Così come ci saremmo, invece, aspettati un maggior rigore verso chi produce, importa e/o immette sul mercato gas fluorurati o apparecchiature che li contengono, trattandosi del punto di partenza del processo da tracciare.

Questa norma ci pone di fronte a pesanti conseguenze sia nel ruolo di operatore (e qui il termine non aiuta, l’operatore è infatti il proprietario/responsabile dell’impianto e non chi lo installa o manutiene), che di impresa di installazione e manutenzione degli impianti, prevedendosanzioni che vanno dai 10.000 ai 100.000 €: per questo un altra richiesta, rimasta disattesa, era stata quella di prevedere un periodo transitorio,necessario e utile per informare capillarmente ed esaurientemente tutta la filiera. Lapam – conclude Gasparini – è da sempre impegnata sul fronte della certificazione di persone e imprese, ritenendo ormai maturi i tempi in cui ciascuno sia responsabilizzato verso comportamenti virtuosi a difesa dell’ambiente e realmente vocati alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”.

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