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F-Gas: Stop dal Consiglio di Stato al decreto sui gas fluorarati

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18 Luglio 2018 Stampa

Rinviato al mittente: il decreto di recepimento del Regolamento UE 517/2014 sugli F-gas, varato dal Governo in via preliminare il 16 marzo scorso, non ha superato l’esame del Consiglio di Stato, che lo ha ritrasmesso al Ministero dell’Ambiente.
? Vanno chiariti e modificati aspetti di forma e di sostanza legati soprattutto agli adempimenti e ai costi burocratici a carico delle imprese e ne va verificata la conformità con le norme europee per evitare che l’Italia applichi condizioni peggiorative rispetto agli altri stati membri.
 

Le obiezioni del Consiglio di Stato

Il Consiglio di Stato rileva innanzi tutto come già le vigenti nome di recepimento del Regolamento UE 842/2006, ovvero il DPR 43/2012 e il D.Lgs. 26/2013, fossero state emanate “con rilevantissimo ritardo”, auspicando ora la massima sollecitudine nell’emanazione del decreto e soprattutto del provvedimento sulle sanzioni, in mancanza del quale la portata del nuovo DPR F-gas “sarebbe vanificata”, con ulteriore grave danno per le imprese virtuose che in questi anni hanno applicato le norme e, seppur faticosamente, si sono piegate agli obblighi ci certificazione imposti.

La bocciatura del Consiglio di Stato rappresenta una conferma per Confartigianato, che proprio sulla richiesta di semplificare gli adempimenti economici e burocratici del decreto ha ingaggiato una lunga battaglia con il Ministero dell’Ambiente. Quella delle norme sull’uso dei gas fluorurati a effetto serra è infatti una vicenda che si trascina da molti anni e riguarda migliaia di aziende artigiane, per questo anche previsioni introdotte dal nuovo decreto come la Banca dati nazionale gestita dalla CCIAA, necessaria al tracciamento di queste sostanze inquinanti, vanno declinate in una logica di integrazione delle procedure già in uso e comunque senza introdurre oneri gestionali sproporzionati rispetto alle finalità sancite.
 
I gas serra, si sa, sono nocivi per l’ambiente e l’Europa, nel 2006 prima e nel 2014 poi, è intervenuta con specifici Regolamenti per disciplinarne le emissioni. Ma il loro recepimento nel quadro normativo nazionale, come troppo spesso accade, ne ha inasprito le previsioni, addossando a imprese e operatori del settore oneri oggettivamente sproporzionati, anche e soprattutto in confronto alla totale assenza di controlli.
 
Si attende ora la riapertura del confronto con il Ministero dell’Ambiente, rispetto al quale la richiesta della nostra Associazione è quella di cogliere questa occasione per rimettere mano al decreto, riconsiderando l’applicazione della direttiva comunitaria in una logica di maggiore semplificazione e riduzione degli oneri sia amministrativi che economici.

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