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Aumenta il prezzo dei metalli, penalizzate micro e piccole imprese

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2 Febbraio 2021 Stampa

Il settore dei prodotti in metallo è in fermento. Da diverse settimane, come certificato da un’analisi condotta dall’Ufficio Studi di Confartigianato, arrivano segnali di aumento dei prezzi delle materie prime, particolarmente dannoso per il sistema delle imprese nella recessione ancora in corso.

“L’accelerazione della dinamica dei prezzi – scrive l’Ufficio Studi – è già intercettata dagli indici mensili delle commodities pubblicati del Fondo monetario internazionale. A dicembre 2020 l’indice delle materie prime dei metallo segna un aumento del 37,1% (era +24,7% a novembre); nel dettaglio il minerale di ferro segna un aumento del 68,2% (era 49,0% a novembre), il rame del +27,9% (+20,6% a novembre), lo zinco del +22,3% (+10,1% a novembre) e il nichel del +21,6% (+4,2% a novembre)”.

Sempre secondo l’analisi del Ufficio guidato da Enrico Quintavalle, nei primi dieci mesi del 2020 il fatturato delle imprese della metallurgia e dei prodotti in metallo è sceso del 15,7%, oltre due punti più accentuato della riduzione rilevata nella media del manifatturiero, -13,4%. Per le micro e piccole imprese del settore, circa 69mila con 408 mila addetti, si stimano minori ricavi per 7,1 miliardi di euro nei primi dieci mesi del 2020.

Uno stress da costi in una fase di mercato debole rappresenta un mix velenoso per le imprese, che distrugge valore aggiunto e rallenta la ripresa. Gli effetti sui bilanci delle imprese di questo importante cluster del made in Italy sono rilevanti, considerando che gli acquisti di materie prime pesano per il 44,4% del fatturato.

Secondo le stime di Confartigianato, una durata delle tensioni sui prezzi delle commodities determinerebbe un maggiore costo di materie prime per le micro e piccole imprese del settore per 3,2 miliardi di euro.

Le possibili cause

Sull’improvviso aumento dei prezzi dei metalli possono confluire diversi fattori: aspettative legate all’introduzione dei vaccini, le elezioni americane e la prospettiva di domanda di infrastrutture negli Usa e le attese di ripresa economica mondiale, associate alla straordinaria liquidità immessa da banche centrali per contrastare la recessione conseguente alla pandemia. Sulla trasmissione dell’aumento dei prezzi pesa anche l’apprezzamento dell’euro sul dollaro: a ottobre 2020 l’Italia importa prodotti della metallurgia per 32,9 miliardi di euro (cumulato ultimi dodici mesi) che, a fronte di esportazioni per 29,3 miliardi, contribuiscono ad un saldo negativo del commercio estero per 3,6 miliardi di euro. Il settore dei metalli, il primo per occupati nell’artigianato manifatturiero – Nel settore interessato dagli acquisti di commodities di metallo vi è una diffusa presenza di imprese artigiane: nella classifica per occupati dell’artigianato dei settori manifatturieri (divisioni Ateco 2007) quello dei prodotti in metallo è il primo, con 193 mila addetti nelle oltre 45 mila imprese artigiane.

Il commento della nostra associazione

«Questi aumenti – sottolinea Davide Gruppi, presidente Meccanica Lapam – sono un serio problema per il comparto meccanico del nostro territorio che, come sappiamo, rappresenta la spina dorsale del sistema economico. L’aumento dei prezzi dei metalli e delle sue leghe, in particolare dell’acciaio, è frutto di un combinato disposto tra un aumento improvviso dei fabbisogni e scarsa disponibilità di materiale. Queste dinamiche, generate da una serie di fattori internazionali (la ripresa della domanda Cinese, l’aumento del costo delle materie prime nei mercati extra UE, l’incertezza generata da Covid-19), impatta in modo molto profondo sulle nostre imprese. La lenta ma progressiva uscita dal disastro provocato dalla pandemia e la prospettiva di una ripresa economica europea fa però sperare in un futuro periodo di crescita».

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