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“Ricerca, progetti per i giovani e coordinamento tra enti, così rinasce l’Appennino”

4 Settembre 2019 Stampa

Ospite del nostro evento “Appennino Ways” in programma giovedì 5 settembre a Montese, insieme a Marco Repezza, professore di Marketing e Nuovi Media alla Bologna Business School e a Gian Luca Gasca, scrittore ed alpinista (leggi qui la sua intervista), la professoressa Livia Vittori Antisari è tra le animatrici di Suoni d’Appennino, un think tank dedicato a questi territori. L’abbiamo raggiunta per rivolgerle alcune domande.

Professoressa Vittori Antisari, cos’è Suoni d’Appennino?
Suoni d’Appennino nasce da una collaborazione tra il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari (DISTAL) di UNIBO con UNCEM ER, focalizzato principalmente sulla formazione di giovani, che vivono ancora sull’Appennino per farli rimanere in Appennino. I temi riguardano il settore di interesse del DISTAL, che passa attraverso la declinazione della multifunzionalità dell’agricoltura di montagna e la difesa del territorio, quindi la conservazione delle terre e del paesaggio per una fruizione turistica, associata alla difesa del disseto idrogeologico, la gestione dei boschi, ma anche la parte innovativa che riguarda sia le aziende agrarie che il “food”, la trasformazione delle materie prime, coniugando la tradizione con l’innovazione che solamente l’Università può fornire. A questo proposito la domenica 7 luglio è stata ufficializzata dal coordinatore, professore Emiro Endrighi di UNIMORE “l’università per l’Appennino”, che è una collaborazione tra le diverse Università della Regione ER e ora possiamo dire che il piano di alta formazione A.L.F.O.N.S.A. è stato posto a finanziamento dalla RER per il triennio 2019-21, cominceremo ad organizzare corsi di alta formazione in montagna. Da sottolineare come ogni anno in estate il DISTAL porti studenti da tutta Italia sui territori del Frignano organizzando Scuole Estive “Sviluppo Sostenibile della Montagna”.

Dunque l’Appennino non è destinato solo a spopolarsi, ma al contrario sarà un territorio di frontiera, pronto a sostenere nuovi modelli economici?
“Siamo convinti che l’Appennino possa essere il centro di uno sviluppo sostenibile del nostro Paese. È necessario un cambio di visione degli amministratori che non si fermino ai confini dei loro comuni, ma che promuovano porzioni ampie di territorio, collaborando tra loro, che guardino a nuove figure e imprese per i giovani, dalle startup alle cooperative di comunità, che stanno salvando molti borghi e territori dell’Appennino. Mi piacerebbe sentire parlare in un prossimo futuro di Frignano e non del comune di Pievepelago, piuttosto che Sestola, o Montecreto. Per fare un esempio, Fanano è stata famosa per gli scalpellini e la lavorazione delle pietre, delle arenarie. Sul territorio c’è solamente un ragazzo che pratica questo lavoro, penso che questo debba essere un patrimonio di tutto il Frignano e che ci debba essere il sostegno di tutta la comunità per continuare a praticare queste arti, tutelando il patrimonio che si andrebbe a perdere, che non è di Fanano, ma di tutti. I diversi comuni dovrebbero fare un cartello comune anche per le manifestazioni estive, i paesi vanno in concorrenza tra loro, magari alzando il livello culturale. La cartografia sentieristica e ricreativa è scadente, ci sono professionisti di altissimo livello che lavorano in Appennino, come la Boreal Mapping, che dovrebbero essere tenuti in considerazione, ma soprattutto il progetto dovrebbe essere senza frontiere, collaborando con la Provincia di Bologna (abbiamo il Parco di Corno alle Scale) e la Toscana anche. Proporremo la prossima estate un convegno/evento tra Toscana ed Emilia sulla filiera del Castagno, proprio per dare l’esempio.

In un convegno, lo scorso 4 aprile a FICO, Suoni d’Appennino ha parlato anche di possibili strumenti giuridici e leve fiscali utili a rilanciare i territori montuosi e collinari. È poi notizia recente il taglio dell’Irap per le aziende di 100 comuni montani decisi da Regione Emilia Romagna. Il vostro gruppo di lavoro quali ricette ha individuato?
“Non mi occupo di questi argomenti direttamente, si è formato un gruppo di studio su queste tematiche che coinvolge il gruppo giuridico della Fondazione Fico con i Professori Montanari e Giorgi dell’Università di Chieti e Pescara, Borghi dell’Università di Ferrara, Magliaro dell’Università di Trento, che stanno studiando la possibilità di mettere in atto agevolazioni per le aree montane da individuare sia sulla fiscalità locale ipotizzando anche misure parametrate alle diverse regioni montane dalle Alpi agli Appennini, valutando quindi la conformazione e le peculiarità territoriali. Da non dimenticare su questi argomenti le agevolazioni che le aziende possono avere per il miglioramento del welfare aziendale, migliorando la qualità della vita dei propri dipendenti”.

Perché il vostro think tank pone un forte accento sui cambiamenti climatici?
“I cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti oramai e noi sappiamo che le aree interne e montuose sono maggiormente sensibili e quando si innescano i fenomeni di degrado è difficile ritornare indietro per mitigare gli effetti. Dobbiamo già mettere in atto soluzioni per il mitigamento. Gli Appennini sono già palestra di ricerca per molti gruppi, che lavorano per lo più con progetti autofinanziati. Le foreste e i nostri boschi devono essere gestiti, proprio di pochi giorni la notizia di un Progetto finanziato dal PSR regionale che vede la collaborazione tra DISTAL-UNIBO, l’Ente Parco dell’Emilia Centrale e le aziende locali di filiera legno per valutare il sequestro di C nei suoli e nelle piante dei nostri boschi e le misure di gestione sostenibile del bosco stesso. Per il Frignano in particolare non possiamo dimenticare il lavoro di ricerca che ISAC-CNR e l’Aeronautica Militare, il CAMM di Monte Cimone, svolgono in vetta nel laboratorio climatico internazionale “Ottavio Vittori” di Monte Cimone, ma anche di divulgazione nelle scuole e durante l’estate attraverso l’esperienza del “Sentiero dell’Atmosfera”, che porta in vetta al Cimone migliaia di turisti. Queste sono le eccellenze che dobbiamo portare come esempio e valorizzare”.

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