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“Sanificazione” degli impianti ai fini Covid

8 minuti di lettura
21 Maggio 2020 Stampa

Gli impianti aeraulici e di condizionamento dell’aria possono divenire, in caso di scarsa o inadeguata manutenzione, fonte di diffusione di microrganismi potenzialmente patogeni. Per questo le attività di pulizia e disinfezione rappresentano un elemento fondamentale per garantire una buona qualità dell’aria negli ambienti serviti. Le varie disposizioni anti-contagio Covid non hanno introdotto nuove procedure circa gli impianti, ma vale la pena ricordare come una loro corretta gestione concorra in modo significativo alla salubrità degli ambienti. Ai fini della protezione dal Covid si devono integrare le operazioni di pulizia e disinfezione di spazi e superfici con le operazioni di pulizia e disinfezione degli impianti.

Ricordiamo che

1) La pulizia e la disinfezione dei terminali interni di areazione e degli apparati filtranti (insieme agli interventi sulle unità esterne, sul motore, sul compressore, ecc) rientrano tra gli interventi di manutenzione da effettuare periodicamente sull’impianto;

2) L’installazione e la manutenzione degli impianti aeraulici e di condizionamento è un’ attività svolta dagli impiantisti abilitati alla lettera c) del D.M. 37/2008;

3) La manutenzione degli impianti di aerazione degli ambienti confinati è un preciso obbligo del datore di lavoro già previsto dal Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro (D. Lgs. 9 Aprile 2008, n. 81) che nell’allegato IV – Requisiti dei luoghi di lavoro, punto 1.9 Microclima, paragrafo 1.9.1. Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi ne definisce proprio la procedura manutentiva.

Riscontrato che tra gli interventi maggiormente evocati in occasione della riapertura delle attività vi è la “sanificazione degli impianti” e tenuto conto del periodo particolarmente delicato e della confusione ingenerata da un utilizzo spesso atecnico del termine, precisiamo che per “sanificazione” degli impianti si intende la successione delle operazioni di pulizia meccanica delle parti degli impianti e della successiva attività di disinfezione degli stessi.

A nostro avviso, con il rischio Covid, sotto il profilo tecnico, non cambiano le procedure per la gestione degli impianti e le competenze rimangono le medesime.

In data 21 aprile 2020 l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha aggiornato il rapporto n.05/2020 “Indicazioni ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2”.

Questo documento viene richiamato anche nelle “Indicazioni tecniche per attività di pulizia, disinfezione e sanificazione in relazione al rischio SARS CoV-2” allegate all’Ordinanza della Regione Emilia Romagna n. 82, recante le disposizioni per la riapertura delle attività a far data dal 18 maggio 2020.

Queste ultime forniscono appunto le indicazioni tecniche specifiche e sintetiche per una buona prassi operativa delle attività di pulizia, disinfezione e sanificazione in relazione al rischio di esposizione al Coronavirus ed è indirizzato a coloro che nei luoghi di lavoro programmano questi interventi e alle imprese di servizi che li eseguono.

Per quanto riguarda le attività produttive industriali e commerciali che non sono mai state sospese o hanno ripreso la propria attività in forza del DPCM 26 aprile, queste restano tenute al rispetto dei contenuti del protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro sottoscritto il 24 aprile 2020 fra il Governo e le parti sociali (Allegato 6 al DPCM 26 aprile). Protocollo che in riferimento agli impianti non prescrive ulteriori procedure rispetto a quelle già in capo ai datori di lavoro.

ALCUNE PRECISAZIONI IN TEMPO DI COVID E RISPOSTA AI QUESITI POSTI

1) Il termine “sanificazione” riporta alla definizione di una specifica attività lavorativa che necessita di abilitazione (L.82/1994 e D.M. 274/1997), pertanto si suggerisce di usarlo con attenzione in fattura, specificando l’attività lavorativa effettivamente svolta sull’impianto (es. sanificazione consistente in pulizia e disinfezione di …) : nel caso di pulizia e disinfezione riportando anche i prodotti utilizzati o, se svolta, la sostituzione dei filtri.

La confederazione ha sensibilizzato le Istituzioni a livello nazionale affinché tale attività lavorativa possa rientrare negli interventi ammessi alle agevolazioni previste dagli art. 64 del Decreto Cura Italia e art. 120 del “Decreto Rilancio” (credito di imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro).

2) l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel suo documento aggiornato al 21 aprile riporta alcune azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente nelle condizioni di emergenza associate all’epidemia virale SARS-CoV-2 per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro:

Negli edifici dotati di specifici impianti di ventilazione (Ventilazione Meccanica Controllata, VMC) che movimentano aria attraverso un motore/ventilatore e consentono il ricambio dell’aria di un edificio con l’esterno. Questi impianti devono mantenere attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edifico). Proseguire in questa fase mantenendo lo stesso livello di protezione, eliminando totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni (batteri, 7 virus, ecc.) nell’aria. Può risultare utile aprire dove possibile nel corso della giornata lavorativa le finestre e i balconi per pochi minuti più volte a giorno per aumentare ulteriormente il livello di ricambio dell’aria. La decisione di operare in tal senso spetta generalmente al responsabile della struttura in accordo con il datore di lavoro.

Negli edifici dotati di impianti misti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali il cui funzionamento e regolazione della velocità possono essere centralizzati oppure effettuati dai lavoratori che occupano l’ambiente o la stanza (es. fancoil, ventilconvettori solo per citarne alcuni) questi vanno mantenuti fermi per evitare che, con il ricircolo dell’aria, si diffondano, all’interno della struttura, eventuali contaminanti, compreso potenzialmente il virus SARS-CoV-2. Solo nel caso in cui a seguito della riorganizzazione è prevista giornalmente la presenza di un singolo lavoratore (sempre lo stesso) per ogni ambiente o stanza, è possibile mantenere in funzione l’impianto. Si raccomanda di verificare che nelle vicinanze delle prese e griglie di ventilazione dei terminali, non siamo presenti tendaggi, oggetti e piante, che possano interferire con il corretto funzionamento. Al tal fine pulire periodicamente, ogni quattro settimane, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, filtri dell’aria di ricircolo del fancoil o del ventilconvettore per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/rimozione.

Rimane ancora valida la procedura di pulizia settimanale degli apparecchi terminali locali (fancoil o ventilconvettore) nel caso di contemporanea condivisione dello stesso ambiente o stanza da parte di più lavoratori. Durante la pulizia dei filtri fare attenzione alle batterie di scambio termico e alle bacinelle di raccolta della condensa. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. I prodotti per la pulizia/disinfettanti spray devono essere preventivamente approvati dal SPP. Dove possibile in questi ambienti sarebbe necessario aprire regolarmente le finestre e balconi per aumentare il ricambio e la diluizione degli inquinanti specifici (es. COV, PM10, ecc.), della CO2, degli odori, dell’umidità e del bioaerosol che può trasportare batteri, virus, allergeni, funghi filamentosi (muffe) accumulati nell’aria ricircolata dall’impianto. È preferibile aprire per pochi minuti più volte al giorno, che una sola volta per tempi lunghi.

– Nel caso in cui alcuni singoli ambienti di lavoro siano dotati di piccoli impianti autonomi di riscaldamento/raffrescamento con una doppia funzione e con un’unità esterna (es. pompe di calore split, termoconvettori) o di sistemi di climatizzazione portatili collegati con un tubo di scarico flessibile dell’aria calda appoggiato o collegato con l’esterno dove l’aria che viene riscaldata/raffrescata è sempre la stessa (hanno un funzionamento simile agli impianti fissi), è opportuno pulire regolarmente in base al numero di lavoratori presenti nel singolo ambiente: ogni quattro settimane nel caso di singolo lavoratore (sempre lo stesso), in tutti gli altri casi ogni settimana, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento.

Pulire le prese e le griglie di ventilazione con panni puliti in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente.

È stato chiesto se per le attività di pulizia e disinfezione degli impianti sia necessario che l’installatore abbia la certificazione F-Gas

La certificazione F-Gas (DPR 146/2018) non è strettamente necessaria per le attività di pulizia e disinfezione delle unità, mentre è un requisito cogente per installazione, controllo delle perdite, riparazione o smantellamento svolti su apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d’aria e pompe di calore

Informazioni

Letizia Budri – referente categoria Impianti
893 111
[email protected]

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