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Santunione, presidente Benessere: se non si riapre il settore colerà a picco

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24 Aprile 2020 Stampa

QUI MODENA

Oltre 1.800 imprese del settore (1.819 per la precisione), quasi 3.600 addetti (3.599), il 15,6% delle imprese del settore della regione per la stragrande maggioranza (87,7%) di carattere artigiano. Sono i numeri modenesi del mondo di parrucchieri, barbieri e centri estetici, è un periodo difficile e, se non si tornerà ad aprire, l’orizzonte è nerissimo. I numeri sono spietati: in Emilia Romagna tra marzo e maggio il comparto del benessere perderà 87,8 milioni di euro, su scala nazionale si supererà il miliardo di perdite e soltanto a Modena si perderanno sicuramente più di 10 milioni di fatturato, mettendo a rischio il posto di lavoro di oltre 500 persone.

QUI REGGIO EMILIA

Oltre 1.200 imprese del settore (1.220 per la precisione), quasi 2.600 addetti (2.596), il 10,5% delle imprese del settore della regione per la stragrande maggioranza (86,6%) di carattere artigiano. Sono i numeri reggiani del mondo di parrucchieri, barbieri e centri estetici, è un periodo difficile e, se non si tornerà ad aprire, l’orizzonte è nerissimo. I numeri sono spietati: in Emilia Romagna tra marzo e maggio il comparto del benessere perderà 87,8 milioni di euro, su scala nazionale si supererà il miliardo di perdite e soltanto a Reggio Emilia si perderanno sicuramente più di 9 milioni di fatturato, mettendo a rischio il posto di lavoro di oltre 350 persone. 

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE BENESSERE GIANCARLO SANTUINIONE

Numeri da brivido, presentati dall’Ufficio studi Lapam Confartigianato, che fotografano una situazione terribile per il comparto.

“A questi numeri – sottolinea Giancarlo Santunione, presidente della categoria Benessere Lapam – dobbiamo aggiungere gli effetti negativi rappresentati dall'ampliamento dell'abusivismo nel settore, fenomeno sempre più diffuso sul territorio. Le imprese di acconciatura e dei centri estetici devono quindi poter riaprire al più presto, nel rispetto delle condizioni di sicurezza delineate nel documento approvato nei giorni scorsi da Confartigianato Benessere, in cui sono delineati i criteri di sicurezza per la riapertura delle attività. Se non si potrà riaprire, naturalmente in sicurezza, il settore colerà a picco”.

Il mix di lockdown e concorrenza sleale sta generando ampie perdite per il settore dell'acconciatura ed estetica. La prolungata chiusura di parrucchieri e centri estetici sta determinando forti perdite di fatturato delle imprese regolari. Inoltre nel settore si sommano, come evidenziato in precedenza, gli effetti della concorrenza sleale del sommerso. Le ultime stime disponibili nell’edizione di marzo 2020 dei conti nazionali dell’Istat indicano che nel settore dei servizi alla persona e attività artistiche e di intrattenimento, nel quale sono ricompresi gli acconciatori e istituti di estetica, vi è una elevata incidenza del sommerso, con un tasso di irregolarità del lavoro, misurato in unità a tempo pieno, pari al 26,3% (riferita all’anno 2017); tale quota è di oltre dieci punti percentuale superiore al 15,5% rilevato per la media delle attività economiche.

“Consideriamo che in questo periodo l’abusivismo è cresciuto, arriviamo a sfiorare un terzo di abusivismo nel nostro settore, un dato inaccettabile – tuona Santunione -. Come può rimanere in piedi un settore economico così minato alla base? E come possiamo pensare di reggere ancora alla chiusura forzata? In più – conclude il presidente Lapam Benessere – dobbiamo aggiungere che gli abusivi non hanno come effetti soltanto concorrenza sleale ed evasione fiscale e contributiva, ma non lavorando secondo le regole mettono a rischio la salute dei cittadini, utilizzando prodotti non certificati o modalità di lavoro non sicure”. 

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