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Becchetti: “Dobbiamo imparare la lezione della pandemia. L’economia circolare è una grande opportunità per le piccole imprese”

4 Agosto 2021 Stampa

Leonardo Becchetti è uno dei massimi esponenti della cosiddetta economia civile, un filone economico che mette al centro il valore della persona e lo sviluppo inclusivo e sostenibile, che affonda le sue radici nel pensiero economico italiano del Settecento. Becchetti, professore ordinario di economia all’università di Roma Tor Vergata, ha scritto numerose pubblicazioni e ha promosso alcune iniziative come “Next, Nuova Economia per Tutti”, e “Gioosto”, una sorta di mercato solidale online. È consigliere economico del ministro dell’Ambiente e coordinatore della task force Sostenibilità e Resilienza della regione Lazio, oltre a essere presidente del comitato etico del fondo Etica Sgr, partecipato tra gli altri da Banca Etica e Bper. Vi riproponiamo qui l’intervista che ci ha rilasciato per il terzo numero del 2021 di “Imprese & Territorio”

Professor Becchetti, la pandemia ha svelato i limiti strutturali del modello economico che ha dominato gli ultimi decenni. L’economia cosiddetta civile da tempo sostiene l’urgenza di un cambio di paradigma. Come questo modello può aiutare a ripartire?
«Quello che dobbiamo evitare è di muoverci nella stessa direzione di prima. La pandemia ci ha dato delle lezioni terribili, da cui dobbiamo imparare. Abbiamo capito, nostro malgrado, che i nostri sistemi economici sono esposti a shock sanitari e ambientali. Parlo di shock ambientali perché è evidente che tutto è correlato. Per ripartire uso questa metafora: abbiamo bisogno di una boccia da bowling che colpisca cinque birilli. E quali sono questi birilli? Il primo è il valore economico, il secondo è il lavoro, il terzo la riduzione del rischio ambientale, il quarto la riduzione del rischio pandemico, il quinto è aumentare la ricchezza del senso di vivere. Abbiamo bisogno di iniziative e di progetti di questo tipo, che abbiano a che fare con questi cinque aspetti. Come economia civile chiediamo di creare le condizioni per una società generativa, che consenta alle persone di sentirsi utili».

L’Emilia è tra le regioni più dinamiche del nostro Paese e ha un tessuto imprenditoriale diffuso e radicato. Questo tessuto però rischia di essere deteriorato da questa crisi. Come reagire a questo rischio?
«Quello che è importante adesso è la resilienza del sistema economico. Già prima della crisi avevamo capito l’importanza della digitalizzazione e della transizione ecologica, due aspetti imprescindibili. La domanda che dobbiamo farci ora è quanto del tessuto imprenditoriale emiliano e dei settori coinvolti siano effettivamente resilienti. Alcuni ambiti sono stati particolarmente colpiti, penso ad esempio al consumo realizzato in presenza (come il turismo, i trasporti, gli spettacoli dal vivo) ma sappiamo bene che molte altre categorie stanno vivendo difficoltà molto dure. Credo poi che l’obiettivo della transizione ecologica imponga, soprattutto nel vostro territorio, il ripensamento di alcuni comparti. Pensiamo, ad esempio, al ripensamento degli allevamenti intensivi, che in Emilia è tra i responsabili maggiori della qualità dell’aria. È necessario accelerare verso la transizione green».

Next Generation UE rappresenta un’occasione irripetibile per il nostro Paese e per l’intero continente. Cosa è necessario fare per una transizione green realmente efficace?
«Il Recovery Plan, o meglio appunto, Next Generation Ue, è una tavola imbandita, con tantissime risorse a disposizione e questioni aperte da affrontare con serietà. Quelle più importanti riguardano la cosiddetta transizione green, come l’edilizia sostenibile e l’efficientamento energetico degli edifici che contribuirà in modo molto significativo a migliorare la qualità dell’aria. Il provvedimento del Superbonus 110%, ad esempio, è importante ma andrebbe affinato e migliorato per raggiungere obiettivi migliori. Bisognerebbe, ad esempio, dare un incentivo maggiore a chi arriva in classe A e legare questo incentivo a sistemi di riscaldamento che non producono polveri sottili. Non dimentichiamo che una delle emergenze del Paese è la qualità dell’aria nella pianura Padana (dal 2008 violiamo costantemente le norme comunitarie e l’inquinamento provoca 218 morti al giorno). Ne sapete qualcosa voi, purtroppo e già prima del Covid. Ora la correlazione è ormai evidente e studiata tra incidenza della pandemia e qualità dell’aria, e ricordiamo che ben il 60% delle polveri sottili venivano dal riscaldamento degli edifici. E poi, tornando al piano, occorre investire sulla mobilità sostenibile e nell’economia circolare. In Emilia Romagna, e penso soprattutto ma non solo al settore agroalimentare, l’economia circolare sarà un fattore fondamentale. Aumentare il riuso e il riciclo dei materiali diventa un vantaggio competitivo molto significativo».

Le piccole e medie imprese, da sempre, hanno una attenzione quasi inconsapevole a temi come l’economia circolare e la sostenibilità. Come far capire, però, che un’economia sostenibile è anche conveniente oltre che eticamente indispensabile? Il legislatore come dovrebbe intervenire?
«Dobbiamo innanzi tutto stare molto attenti al fatto che la transizione non diventi una barriera per le PMI. Il lavoro che abbiamo svolto con il Ministero dell’Ambiente è stato proprio quello di trovare sistemi di rating e valutazione degli investimenti che non comportino costi di rendicontazione troppo elevati per le capacità economiche delle Pmi. Monitorare senza costi eccessivi è una sfida importante per questi tempi e riguarda appunto le piccole imprese. Nel mondo di oggi, poi, bisogna sapersi mettere assieme, partecipare a consorzi e creare reti, perché così si può competere a livello globale. Infine il tema della legislazione, che, con una grande spinta da parte della Consob e della commissione Europea ha fatto sì che oggi le imprese con più di 500 addetti siano in obbligo di rendicontare i parametri ambientali e sociali, ma evidentemente non basta occorre far scendere di molto questa asticella e dar modo anche alle piccole imprese di rendicontare, naturalmente come dicevo secondo alcuni parametri fondamentali che non ‘pesino’ troppo sul portafoglio delle imprese. Meno parametri da rendicontare, ma più puntuali: è questa la sfida per la transizione green delle piccole e medie imprese».

Chi è

Leonardo Becchetti è professore ordinario di Economia Politica della Facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”, direttore del corso di specializzazione in European Economics and Business Law e del Master MESCI di Development and International Cooperation. Ha conseguito il Master of Science, in Economics presso la London School of Economics e il Dottorato alle Università di Oxford e di Roma La Sapienza. Ha pubblicato circa quattrocento lavori tra articoli su riviste internazionali e nazionali, volumi, contributi a volumi, quaderni di ricerca ed è tra i primi 70 economisti del mondo come numero di pagine pubblicate su riviste internazionali secondo la classifica mondiale REPEC (Marzo 2014). È stato membro del consiglio di presidenza della Società Italiana degli Economisti nel triennio 2011-2013, del Comitato Esecutivo di Econometica, di AICCON, presidente del Comitato Etico di Banca Etica dal 2005 al 2014 e attualmente del comitato etico di Etica SGR società leader nei fondi d’investimento etici in Italia.
È Presidente del comitato scientifico di Next – Nuova Economia per Tutti -, membro del Comitato preparatorio delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani e Direttore del sito www.benecomune.net. Recentemente è diventato Consigliere del ministro dell’Ambiente e coordinatore della task force della Regione Lazio (proprio in materia di sostenibilità e resilienza).
È autore di numerosi saggi tra i quali ricordiamo: Felicità sostenibile (Donzelli 2005); Il denaro fa la felicità? (Laterza 2007); Il mercato siamo noi (Bruno Mondadori 2013); Winkieconomia. Manifesto dell’economia civile (Il Mulino, 2014); Capire l’economia in sette passi. Persone, mercati e benessere (minimum fax 2016); La ricca sobrietà. Economia politica (e politica economica) della enciclica Laudato Si’ (Ecra 2016); (a cura) Le città del ben-vivere (Ecra 2017); Neuroscettici. Perché uscire dall’euro sarebbe una follia (Rizzoli 2019); (con Zamagni S. e Bruni L.) Economia civile e sviluppo sostenibile. Progettare e misurare un nuovo modello di benessere (Ecra 2019); Bergoglionomics. La rivoluzione sobria di papa Francesco (Minimum fax 2020)

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