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Cosa c’è per le imprese nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Il governo guidato da Mario Draghi ha presentato al Parlamento il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il documento che illustra come l’Italia intende spendere le risorse messe a disposizione dall’Unione Europea attraverso il programma Next Generation EU (NGEU). Quest’ultimo, nato per far fronte alla crisi innescata da Covid-19, offre agli Stati membri due strumenti: REACT-EU, concepito per la fase iniziale di rilancio dell’economia (2021-2022) con un ammontare di risorse pari a 47,5 miliardi, e RRF (Recovery and Resilience Facility) che ha una durata più lunga, fino al 2026, e una dimensione complessiva pari a 672,5 miliardi, di cui 312,5 in sovvenzioni e 360 in prestiti a tassi agevolati.

Oggi, venerdì 30 aprile, il piano verrà trasmesso alla Commissione Europea ed entro giugno potrebbe essere approvato, dando così via libera alla prima erogazione di fondi all’Italia.

Il governo intende chiedere alla Commissione Europea il massimo delle risorse disponibili offerte da RRF cioè 191,5 miliardi di euro, suddivisi in 68,9 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi di prestiti a tassi agevolati. A queste risorse si aggiungono quelle di REACT-EU, altri 13,5 miliardi e quelle del “fondo complementare” da 31 miliardi di euro che il governo intende ricavare sul mercato dalla vendita di buoni del tesoro. In totale 236 miliardi.

Come si articola il PNRR

Il Regolamento europeo RRF enuncia i “sei pilastri” sui quali i vari PNRR, compreso il nostro, dovranno focalizzarsi per ottenere le risorse europee. Sono:

  • Transizione verde
  • Trasformazione digitale
  • Crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
  • Coesione sociale e territoriale
  • Salute e resilienza economica, sociale e istituzionale
  • Politiche per le nuove generazioni, l’infanzia e i giovani

Per raggiungere gli obiettivi target fissati dall’Unione Europea e rispettare le raccomandazioni della Commissione in merito agli squilibri macroeconomici (rapporto sbilanciato tra debito e PIL ed eccessiva disoccupazione in primis), il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrà contribuire a riformare il paese, coerentemente con quanto previsto dalla UE. Per questo il PNRR è articolato in sei missioni (M), allocando le risorse in questo modo:

Le riforme

Il Piano presentato dal governo Draghi prevede una serie di riforme necessarie per attingere ai fondi europei. Sono suddivise in “orizzontali” (Pubblica Amministrazione e Giustizia), “abilitanti” (Semplificazione e Concorrenza) e “settoriali” o di accompagnamento al PNRR (Riforma fiscale). Tutte perseguono l’obiettivo di mitigare gli effetti della crisi e colmare i gap che ci separano dalle economie più avanzate del Continente.

A questo proposito ci limitiamo a segnalare come il governo si sia impegnato a presentare al Parlamento un disegno di legge delega per la riforma del Fisco entro il 31 luglio 2021 (obiettivi principali: taglio dell’IRPEF e contrasto all’evasione fiscale). Anche la riforma della Giustizia ha tempi serrati. Si stima che la revisione del processo civile e quella del processo penale possano essere adottate entro il 30 settembre 2021. Così come per la riforma della PA (entro il 31 dicembre 2021), della Semplificazione in materia di contratti pubblici e dell’attuazione della Legge annuale per il mercato e la concorrenza, entrambe entro luglio 2021.

Le Missioni

Come abbiamo visto il PNRR è articolato in sei “Missioni”. In questa sintesi elenchiamo alcuni aspetti notevoli per le imprese, rimandandovi al documento ufficiale, che trovate qui sotto, per un’analisi più approfondita delle varie componenti.

Digitalizzazione e innovazione

La Missione 1, volta alla transizione digitale del Paese, oltre ad ammodernare la PA e a coprire l’intero territorio con reti a banda ultra larga, si pone l’obbiettivo di migliorare la competitività delle filiere produttive, agevolare l’internazionalizzazione delle imprese e rilanciare turismo e cultura.

La componente 2 della Missione 1 (M1C2) destina 24,3 miliardi di euro al sistema imprenditoriale. Vengono confermati (sebbene in misura minore rispetto al previsto ndr.) i crediti di imposta contenuti nel Piano Nazionale Transizione 4.0 per l’acquisto di beni materiali e immateriali all’avanguardia e programmati “interventi a sostegno delle piccole e medie imprese”, come – ad esempio – contributi pari al 40% dell’ammontare complessivo delle spese ammesse per l’acquisto di macchinari e impianti all’avanguardia. Il piano fa inoltre riferimento ad una serie di misure volte alla crescita delle competenze digitali e alla formazione di manager e dipendenti delle PMI. Ambizioso anche l’obiettivo di raggiungere 1 Gbps di connettività e la piena copertura 5G in tutto il Paese entro il 2026, anziché il 2030 così come fissato dalla strategia europea Digital Compass.

Sempre in questa Missione viene previsto l’ampliamento delle risorse finanziarie disponibili per il Fondo 394/81 gestito da SIMEST e rivolto all’internazionalizzazione delle imprese.

Infine segnaliamo come anche i nostri territori saranno interessati dalla componente 3 della Missione 1 (M1C3) che prevede investimenti sui borghi e sui piccoli siti culturali, con una dote prevista superiore a 3 miliardi di euro, per interventi volti alla riqualificazione, al miglioramento dell’arredo urbano e alla rimozione delle barriere architettoniche.

Rivoluzione verde e transizione ecologica

La Missione 2, volta alla radicale transizione ecologica del paese, assorbirà la maggior parte delle risorse (59,3 miliardi) e, per quanto riguarda il sistema produttivo, si pone l’obiettivo di sviluppare una leadership internazionale nelle principali filiere della “transizione verde” (fotovoltaico, batterie, idrogeno, etc…). Un impatto diretto sulla vita delle imprese avranno i 4 miliardi destinati al miglioramento della gestione dei rifiuti, alla realizzazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento e a progetti riguardanti l’economia circolare (dove il piano sottolinea come l’Italia sia tra i primi Paesi UE ndr.).

La componente 3 della Missione 2 (M2C3) destina oltre 15 miliardi di euro alla riqualificazione energetica e antisismica degli edifici che, secondo le stime governative, rappresentano più di un terzo dei consumi energetici del Paese. La maggioranza di queste risorse, 13,8 miliardi verranno indirizzate all’estensione del Superbonus 110%, secondo questo schema:

  • Fino al 30 giugno 2023 per interventi effettuati da IACP (le case popolari ndr.), a condizione che il 60% dei lavori siano effettuati entro il 2022;
  • Fino al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini, a condizione che il 60% dei lavori siano effettuati entro il 30 giugno precedente.

Infrastrutture per una mobilità sostenibile

Anche la Missione 3 è destinata ad avere un impatto sulla vita delle imprese. In particolare sul fronte degli appalti pubblici, per cui è previsto una accelerazione degli iter autorizzativi e per quanto riguarda il rafforzamento del trasporto merci su rotaia e dei collegamenti logistici, per cui la strategia UE pone l’obiettivo di un aumento al 50% entro il 2030, con una progressiva decarbonizzazione della mobilità. Gli investimenti complessivi previsti dal PNRR per la Missione 3 sono pari a 25,1 miliardi.

Istruzione e ricerca

Con una dotazione di oltre 30 miliardi di euro per rafforzare la cosiddetta “economia della conoscenza” e colmare il mismatch tra scuola e lavoro, la Missione 4 rappresenta un altro aspetto cruciale per le imprese. In particolare ci soffermiamo qui sulla riforma degli ITS, gli istituti tecnici superiori e degli Istituti tecnici e professionali. Per i primi il governo prevede un incremento degli ITS, un potenziamento dei laboratori 4.0 e “un’integrazione dei percorsi post diploma con il sistema universitario delle lauree profesionalizzanti, replicando il “modello Emilia Romagna”. Per quanto riguarda gli istituti tecnici e professionali si parla invece – più genericamente – di un aggiornamento che tenga conto del “rinnovato contesto dell’innovazione digitale”.

Inclusione e coesione

La Missione 5 ha una dote di oltre 19,8 miliardi, di cui 6,7 destinati alle politiche per il lavoro. In particolare alla Componente 1 della Missione 5 (M5C1) si fa espresso riferimento ad una riforma complessiva delle politiche attive per il lavoro e della formazione professionale. Obiettivi del governo: aumentare il tasso di occupazione, ridurre il mismatch di competenze, investire sulla formazione continua degli occupati.

Salute

Con 15,6 miliardi la Missione 6 ha l’obiettivo di rafforzare il sistema sanitario nazionale. Qui ci limitiamo ad evidenziare come le regioni che hanno dimostrato più carenze infrastrutturali e di servizio durante la pandemia, potranno beneficiare del PNRR per recuperare il terreno perduto negli anni.

Attuazione e monitoraggio del PNRR

Il coordinamento del PNRR è in capo al Ministero delle Economie e delle Finanze. Il MEF sarà il punto di raccordo tra governo e Commissione Europea, che stabilirà tempistiche ed erogazione dei fondi, e con Regioni ed enti locali, su cui il ministero guidato da Daniele Franco, dovrà monitorare attuazione e avanzamento del Piano. Il PNRR avrà una durata di 6 anni (2021-2027)

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