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Galletti: “La tutela dell’ambiente sia leva per lo sviluppo del Paese”

29 Novembre 2017

Cambiamenti climatici, quale impatto per le imprese? Un tema di grande attualità che apre scenari molto importanti soprattutto per le piccole e medie aziende. In occasione dell'omonimo convegno organizzato in collaborazione con Fondazione Furio Farabegoli che si terrà domani, giovedì 30 novembre a Carpi, presso la Sala delle Vedute di Palazzo Pio alle 20.30, abbiamo rivolto qualche domanda al ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, ospite insieme al metereologo e divulgatore scientifico Luca Lombroso dell'iniziativa.

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Signor ministro cos'è l'economia circolare e perché riguarda le nostre imprese?
“L’economia circolare è un cambiamento culturale che l’Italia sta portando avanti con la massima determinazione. Vuol dire che all’idea di un processo produttivo che costruisce, inquina e spreca, tipico dell’economia lineare del ventesimo secolo, va sostituita quello di una produzione circolare, in cui tutto si può rigenerare e nulla o quasi è destinato a diventare rifiuto. Dobbiamo dunque puntare sull’ecodesign, sulla riparabilità, sulla possibilità di disassemblare quanto componiamo per rendere ogni parte utile in altri processi produttivi. Cosi abbatteremo verticalmente la mole di rifiuti e sprecheremo meno risorse naturali. Tutto questo è un fattore decisivo di competitività del sistema: chi prima lo capisce, prima e meglio sarà leader nei mercati internazionali”.

Ecoincentivi e misure a favore dell'efficientamento energetico degli edifici. Quali obiettivi vorrebbe perseguiti nella prossima Legge di Bilancio?
“Ci sono tantissimi strumenti in campo. Tutti vanno incontro a una necessità: ridurre gli impatti delle attività umane sulla qualità ambientale. Nella legge di bilancio, oltre a un migliore orientamento dell’ecobonus, ci sono due norme importantissime per le città: il bonus del 36% per il verde privato, che stimolerà moltissimo il settore del florovivaismo e più in generale si rivelerà alleato nella riqualificazione cittadina e nella lotta allo smog, ma anche la detrazione del 19% per i bus e i treni del trasporto pubblico locale. Abbiamo poi fatto un bando con cui finanziamo 75 milioni di euro di progetti per la mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro in ogni parte d’Italia, stiamo stimolando la sostituzione del parco mezzi pubblico. E non dimentichiamo la possibilità per pubblico e privato di accedere al Conto termico da 900 milioni e al decreto rinnovabili da 435 milioni di euro l’anno per vent’anni. Per la sicurezza del Paese stiamo insistendo molto sulla progettazione delle opere contro il dissesto idrogeologico, per cui c’è un fondo da 100 milioni, ma più in generale con nostro Piano nazionale che si sta in questo momento dedicando ai lavori necessari nelle grandi città più a rischio. L’elenco è lunghissimo, ma la visione è comune: dobbiamo costruire un Paese in grado di puntare sull’ambiente come leva di sviluppo”.

 È innegabile che i cambiamenti climatici e le enormi problematiche ad esso collegato, siano percepite come ‘troppo grandi’ o ‘irrisolvibili’ dalla maggior parte delle persone. Come invertire la tendenza?
“Ci sono varie strategie in campo. Innanzitutto la Sen, la Strategia Energetica Nazionale, dove delineiamo gli scenari di decarbonizzazione e abbiamo scritto che chiuderemo le centrali a carbone entro il 2025. Ce lo possiamo permettere perché in tutti questi anni abbiamo fatto un lavoro, abbiamo già raggiunto gli obiettivi europei del 2020. Poi c’è la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile, per dare sostanza agli obiettivi Onu. Poi quella sull’economia circolare, che punta su riciclo e rigenerazione per un nuovo modello di sviluppo . Ricordo poi che per la prima volta abbiamo introdotto i Bes, gli indici di Benessere Equo e Sostenibile: vuol dire che non misureremo più il Pil solo in base alla produzione, ma sui fattori sociali che quel Pil determina, cioè se ha diminuito povertà e diseguaglianze. E poi abbiamo fotografato il valore del Capitale naturale: il nostro e’ enorme, abbiamo una biodiversità infinita. Se siamo cresciuti e contestualmente abbiamo diminuito il nostro patrimonio naturale non va bene, la crescita deve essere sostenibile. Tutto questo vuol dire governare un processo straordinariamente importante come la definizione di una nuova strategia industriale del sistema Paese”.

Signor ministro, parliamo di Cop 23, la conferenza sul clima recentemente svoltasi a Bonn. Quali decisioni sono state prese durante il meeting?
“Alla Cop23 di Bonn abbiamo stabilito le regole per dare forma all’accordo di Parigi e i meccanismi per ottenere una maggiore virtuosità: ricordo che oggi infatti quell’intesa storica non sarebbe ancora esaustiva per arginare il surriscaldamento globale. Ed è stata anche l’occasione per rinsaldare i rapporti tra gli Stati firmatari dell’intesa della Cop21, oltre che per caratterizzare ancor di più l’impegno italiano a sostegno delle piccole isole e dei Paesi in via di sviluppo, a partire dal continente africano. In Ambiente bisogna ragionare a livello globale: il benessere singolo non si può difendere, devo condividerlo. Mi arrabbio quando sento parlare di donazioni per l’Africa in campo ambientale: cosa facciamo in quello e in altri continenti più esposti ai rischi climatici lo stiamo facendo per noi e i nostri figli. Mi auguro che Trump lo capisca e abbia il coraggio di invertire la rotta presa. Di certo tante imprese americane e tanti governatori di Stati importantissimi la pensano come noi. L’Italia in ogni caso non interromperà il dialogo con gli amici degli Usa”.

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