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Emilia Romagna: in tre mesi persi 38mila posti di lavoro

Secondo un’analisi del nostro Ufficio Studi, a luglio 2020 i nuovi occupati nelle imprese emiliano-romagnole sono in netto calo rispetto allo stesso mese del 2019: 23mila gli ingressi previsti contro i 36mila di un anno fa, il 34,9% in meno.

Il calo dell’occupazione a Modena e Reggio Emilia

A Modena questo calo è ancora più netto e registra un -38,2% dietro solo ai cali ancora più profondi di Piacenza e Parma, mentre a Reggio Emilia si registra un -35%
‘indagine che abbiamo elaborato è complessa e si basa su diversi indicatori. I dati, rilevati a livello regionale e provinciale, mettono in evidenza un problema che rischia di diventare drammatico nei prossimi mesi.

In totale in Emilia-Romagna, tra marzo e maggio 2020, sono stati persi 38mila posti di lavoro dipendente. 
 Modena il calo in valore assoluto riguarda 3.653 lavoratori, mentre a Reggio Emilia è di 3.992 lavoratori. In entrambi i casi la riduzione è dovuta per la stragrande maggioranza (79%) al calo dei rapporti a tempo determinato, mentre è molto profondo anche il calo dei lavoratori a somministrazione. Meno profondo il cedimento dell’apprendistato, mentre i contratti a tempo indeterminato hanno un piccolo rimbalzo positivo. Secondo la nostra analisi dal punto di vista dei settori, a soffrire di più sono commercio, alberghi e ristoranti (da cui dipendono quasi la metà dei posti persi a livello regionale), seguiti dai servizi (un quarto del calo), l’industria con un 20% circa dei posti di lavoro persi. Meno profondi i cali in agricoltura (comunque in doppia cifra intorno al 10%) e costruzioni.

“I dati dimostrano quello che diciamo da tempo: purtroppo la soluzione per il mantenimento dei posti di lavoro non è il divieto di licenziamento – sottolinea il presidente Lapam, Gilberto Luppi -. Le imprese assumono o mantengono l’occupazione se hanno prospettive reali di ripartire e la cassa integrazione, come gli altri strumenti di sostegno, sono utili per un tempo limitato ma non possono durare in eterno. Il problema – spiega Luppi – è che vanno messi in campo strumenti di sostegno all’economia e non di semplice assistenzialismo. Le imprese, soprattutto quelle piccole, hanno nei propri dipendenti e collaboratori un valore e non licenziano certo a cuor leggero, lo fanno soltanto se costrette dalle condizioni sfavorevoli. Lo stesso presidente Bonaccini ha parlato di un inevitabile calo degli occupati in regione, ma non vogliamo arrenderci. Chiediamo a chi ne ha il compito di intervenire in fretta per dare un sostegno concreto alle imprese e agli imprenditori. Il tempo stringe e l’autunno rischia di diventare drammatico”.

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