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Lavoro sommerso: a Modena e Reggio oltre 25mila imprese esposte al rischio di concorrenza sleale

3 minuti di lettura
25 Giugno 2019 Stampa

208mila gli occupati non regolari nel 2016

“Una grave minaccia per le imprese regolari e in particolare per quelle operanti nell'artigianato, deriva dall'abusivismo. Sulla base degli ultimi dati disponibili, elaborati dal nostro ufficio studi a livello regionale, si evidenzia che nel 2016 in Emilia-Romagna il lavoro irregolare rappresenta il 4,2% del valore aggiunto realizzato dalle imprese del territorio”.

Il sommerso rappresenta il terzo settore dell’economia della regione

L'allarme viene dallo studio che evidenzia come l’Emilia-Romagna (e, naturalmente, anche Modena e Reggio Emilia) non sia esente da questa piaga: “Nella nostra regione – evidenzia Lapam – erano 208 mila gli occupati non regolari nel 2016. Il sommerso rappresenta dunque il terzo settore dell’economia della regione: gli occupati irregolari sono quasi due volte gli occupati regolari delle Costruzioni.

Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza degli occupati non regolari sul numero totale di occupati, è pari al 10% (in Italia è al 13,1%), ciò significa che in Emilia-Romagna c’è 1 lavoratore irregolare ogni 10 regolari. A livello settoriale il tasso di irregolarità maggiore è il 16% dell’Agricoltura, seguito dall’11,5% dei Servizi, dal 10,3% delle Costruzioni e dal 4,6% del Manifatturiero”. E’ vero che, come descrive la ricerca Lapam, in Emilia-Romagna si evince una concorrenza sleale meno accentuata rispetto al livello nazionale, ma nella regione sono comunque ben 85 mila le imprese artigiane maggiormente esposte alla concorrenza sleale del sommerso (il 67,1% dell’artigianato). A livello provinciale Modena conta 12.715 imprese artigiane esposte al rischio della concorrenza sleale del sommerso, mentre a Reggio Emilia sono 12.425: in totale, dunque, stiamo parlando di 25.140 attività artigiane esposte a questo rischio.

l'analisi pubblicata dall'OCSE per il 2018 evidenzia un cuneo fiscale pari al 47,9%

“L’analisi dei dati recentemente pubblicati dall’Ocse relativi al 2018 – sottolinea Lapam Confartigianato – evidenzia che in Italia persiste un elevato cuneo fiscale, che per lo scorso anno è pari al 47,9%, di 11,8 punti superiore alla media dei paesi avanzati (36,1%) ed il terzo più alto dopo Belgio (52,7%) e Germania (49,5%). Tutto ciò porta ad un aumento della pressione fiscale sui contribuenti ‘onesti’, unici a pagare imposte e contributi sociali, diminuendone la competitività verso la concorrenza estera e verso le imprese ‘in nero’. Per incentivare il lavoro indipendente regolare – propone l’associazione – è necessaria dunque una efficace politica di lotta all’evasione, affiancata da interventi che migliorino le condizioni di contesto ‘per fare impresa’, come l’accesso al credito, la risoluzione di dispute commerciali e l’ottenimento di permessi di costruzione. Un esempio di detrazioni sul reddito che possono favorire il rilancio di un settore come quello delle Costruzioni sono gli incentivi per ristrutturazioni e riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare. In Emilia-Romagna sono state applicate detrazioni per 855 milioni di euro nell’anno d’imposta 2017, sostenendo investimenti che hanno coinvolto il lavoro di 22 mila occupati del sistema casa”.

 

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