Il Covid-19 ha bloccato le economie mondiali e ha in tempi strettissimi dato vita ad una nuova normalità in cui vengono messi in discussione modelli di consumo, strutture e attività consolidate di modelli imprenditoriali. In questo scenario innovazione e digitalizzazione non sono più rimandabili, da opportunità si trasformano in necessità per riuscire a ripartire.
I dati danno evidenza di come le imprese già digitalizzate a fronte di quanto successo si sono dimostrate più resilienti, capaci di recuperare i regimi di attività pre-crisi Covid-19 in tempi più brevi: la quota di imprese digitali che a settembre dichiara di aver recuperato livelli di attività pre-crisi si attesta al 57%, superiore di 7,5 punti rispetto alla quota di imprese che non hanno ancora intrapreso la strada del digitale e che sono riuscite a recuperare i regimi di produttività pre-emergenza (49,5%).
A conferma che il virus ha accelerato il passo verso la transizione digitale delle imprese e che le stesse sono sempre più consapevoli dell’importanza di darsi da fare su questo fronte l’incremento di 5,5 punti, dal pre al post pandemia, della quota di MPI che hanno realizzato o prevedono di realizzare investimenti su uno o più strumenti digitali e/o modelli di organizzazione e/o sviluppo di business: tale quota è passata dal 69% del periodo 2015-2019 al 74,5% del 2020.
Per supportare la trasformazione digitale essenziale anche l’offerta delle imprese digitali operanti nei settori dei servizi internet, nella realizzazione di portali web, nella produzione di software e nel commercio elettronico: in Emilia-Romagna sono 9.645 e rappresentano il 2,1% dell’intero tessuto produttivo. Inoltre, a conferma di come e dove si sta muovendo il mercato il fatto che nell’ultimo anno a fronte di una lieve contrazione nel numero delle imprese totali, quelle digitali si mostrano in controtendenza aumentando del +3,9%; ciò è vero anche per l’artigianato che vede per il totale delle imprese una dinamica del -1,0% e per le imprese digitali del +1,9%.