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Etichettatura imballaggi: ancora troppi dubbi. Chiediamo una sospensione per correggere l’adempimento

7 Aprile 2021 Stampa

Dal 26 settembre 2020 in Italia è scattato l‘obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi imposto dal recepimento del pacchetto di direttive europee sull’economia circolare. Come spiegato in occasione di un webinar dedicato, la norma che lo ha introdotto (il Decreto legislativo 116/2020) ha però lasciato aperti diversi dubbi interpretativi e forti incertezze sugli aspetti operativi che stanno disorientando molti produttori e utilizzatori. Non sono chiari i contenuti da riportare in etichetta, i soggetti obbligati, le tempistiche per l’esaurimento scorte per gli imballaggi in magazzino. Ma soprattutto non sono chiare le tempistiche per adeguarsi alle nuove disposizioni e gli adempimenti per il prodotto destinato all’estero.

Lapam Confartigianato è stata chiamata dal CONAI, insieme alle principali associazioni di imprese, a redigere linee guida condivise che potessero in qualche modo colmare le lacune normative: tre mesi di intenso lavoro (ottobre-dicembre 2020) con l’obiettivo di aiutare le imprese in attesa dei necessari quanto urgenti correttivi normativi.

Correttivi che non sono arrivati. Anzi, con il Decreto Milleproroghe è stata sospesa temporaneamente una parte dell’obbligo in capo ai produttori (le indicazioni per il fine vita), lasciando vigente l’obbligo di apporre su tutti gli imballaggi la codifica identificativa del materiale secondo le norme europee. In pratica, una sospensione parziale che ha aggiunto confusione ad un quadro già poco chiaro.

La nostra associazione, pur condividendone le finalità, ritiene necessaria una sospensione di tutta la misura almeno fino ad inizio 2022 per disporre del tempo necessario a chiarirne l’operatività con correttivi legislativi. Infatti, una linea guida CONAI non ha la forza normativa per regolare un intero sistema e non fornisce alcuna garanzia per le aziende.

Anche perché le sanzioni previste per le inadempienze (da 5.200 a 40.000 euro) sono assolutamente spropositate e insostenibili per le piccole e medie imprese costrette ad operare in tempi di pandemia in un contesto così poco chiaro.

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