Dal 1° gennaio 2022 entra in vigore il regolamento europeo che fissa i criteri tecnici per determinare quanto un’attività economica contribuisca in modo sostanziale alla mitigazione o all’adattamento ai cambiamenti climatici e quindi quando può considerarsi sostenibile.
In cosa consiste
La definizione di un’attività economica sostenibile dal punto di vista ambientale consiste in tre requisiti:
- contribuire in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici,
- non danneggiare in modo significativo nessuno degli obiettivi ambientali,
- essere svolta nel rispetto delle salvaguardie minime in materia di diritti umani.
I criteri indicati negli Allegati 1 e 2 del Regolamento 2021/2139/UE tengono conto della natura e delle dimensioni dell’attività economica e del settore cui si riferiscono; inoltre fanno riferimento a valori limite o livelli di prestazione da raggiungere perché si possa considerare che l’attività economica contribuisca in modo sostanziale all’obiettivo climatico.
In particolare, la tassonomia si è concentrata su sette macrosettori economici che contribuiscono maggiormente alle emissioni di gas ad effetto serra:
- agricoltura
- pesca-silvicoltura
- manifatturiero
- elettricità
- gas e riscaldamento,
- logistica e trasporti,
- costruzioni e immobiliare
Il regolamento sulla tassonomia modifica anche il cosiddetto ESG disclosure regulation applicabile ai “partecipanti ai mercati finanziari”, ossia ai fondi di investimento collettivo, alle imprese di assicurazione che mettono a disposizione prodotti di investimento basati su assicurazioni, agli enti creditizi che provvedono alla gestione del portafoglio e agli artefici e fornitori di determinati prodotti pensionistici. Tali soggetti dovranno informare gli investitori sull’allineamento di tali prodotti finanziari al regolamento sulla tassonomia ambientale.
In base a un recente studio (CERVED, 2020) a livello di numerosità, l’ampia maggioranza delle attività considerate nella tassonomia è costituita da microimprese (82,9%), ma in termini di fatturato, addetti e debiti finanziari PMI e grandi aziende evidenziano un contributo molto più elevato. Nello specifico, le quasi 33.000 PMI contribuiscono per il 47,2% degli addetti impiegati nei settori della tassonomia mentre le 895 grandi imprese coprono la metà del fatturato complessivo (50,0%) e più del 60% dei debiti finanziari (61,1%).
Le micro-piccole e medie imprese sono attori chiave per realizzare una transizione ecologica giusta e inclusiva. Gli operatori finanziari possono quindi dare un contributo rilevante. Per accompagnare le imprese in un percorso efficace e basato su dati scientifici e oggettivi.
È necessario però che le imprese si impegnino sempre di più nel rendere pubbliche informazioni su pratiche e risultati di sostenibilità, per permettere agli investitori di allineare le proprie decisioni a quelle delle imprese nell’ottica dello sviluppo sostenibile.
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