Il ritorno in zona arancione rappresenta, certamente, una notizia non positiva. Innanzitutto perché segna un peggioramento della situazione epidemiologica, con un aumento di casi e di ricoveri ospedalieri, e poi perché mette nuovamente in discussione e in difficoltà interi comparti economici.
Queste le parole del nostro Segretario Generale all’ennesima attribuzione del colore arancione alla nostra Regione.
Pensiamo al mondo della ristorazione, inteso nel senso più ampio e comprendendo la filiera, sia sotto il profilo delle materie prime che dei servizi legati alla ristorazione. Un comparto che da un anno è perennemente in balia di chiusure e aperture, di spiragli cui fanno seguito nuovi sbarramenti: pensiamo a ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie, alberghi, certo, ma anche aziende del food che lavorano per queste attività, di lavanderie industriali e di tutto il mondo dei servizi che orbitano intorno alla ristorazione. Questo continuo stop and go disorienta le imprese e i cittadini, senza contare uno spreco di materie prime davvero molto cospicuo, un aspetto a cui forse non si pone la necessaria attenzione.
In più, e anche su questo tema il rischio è di non essere abbastanza attenti, è anche necessario ricordare che la ristorazione in pausa pranzo rappresenta un servizio pubblico vero e proprio. Non dare la possibilità a chi è in pausa pranzo, e magari non lavora in un ufficio, di poter mangiare in sicurezza e di fruire dei servizi igienici in sicurezza, non è certamente il modo migliore per combattere la circolazione del virus. Grazie anche alle pressioni portate dalla nostra associazione siamo riusciti ad allargare il concetto di mensa ai ristoranti e bar che hanno convenzioni con le imprese, ma questo purtroppo non basta a far sì che tutti i lavoratori, che non possono tornare a casa né mangiare in ufficio, possano passare la pausa pranzo in sicurezza.