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Il rischio automazione nelle imprese di Modena e Reggio Emilia

15 Giugno 2023 Stampa

I progressi tecnologici degli ultimi tempi potrebbero causare vere e proprie rivoluzioni in campo lavorativo, come, peraltro, già accaduto in passato. Un’analisi dell’ufficio studi dell’associazione ha provato a evidenziare il rischio automazione a cui potrebbero andare incontro imprese e addetti nelle province di Modena e Reggio Emilia.

Il focus su Modena

La ricerca conferma che quasi un operaio su tre (il 29,4%) ha il posto di lavoro a rischio a causa delle nuove tecnologie. Sono in totale 83.539 (il 53%) gli addetti delle micro e piccole imprese modenesi (fino a 49 persone) a medio rischio automazione, mentre 46.282 (il 29,4%, appunto) sono ad alto rischio. La ricerca ha evidenziato come, nell’artigianato, a medio rischio automazione vi è il 56,8% ovvero 28.456 operai, mentre il 41,1%, 20.603 persone, è ad alto rischio.

Per quanto concerne le imprese. 31.759 attività, il 53,4% del totale delle imprese sul territorio di Modena e provincia, sono a medio rischio automazione, mentre il 16,5% delle imprese sono ad alto rischio automazione. Per quanto riguarda le micro e piccole imprese (fino a 49 addetti), il 53,4% è a medio rischio, mentre il 16,4% è a rischio alto.

Il focus su Reggio Emilia

Percentuali simili per la provincia di Reggio Emilia, dove anche qui quasi un operaio su tre (il 29,2%) ha il posto di lavoro a rischio a causa delle nuove tecnologie. 61.167 addetti (il 54,4%) delle micro e piccole imprese reggiane (fino a 49 persone) sono a medio rischio automazione, mentre 32.770 (il 29,2%, appunto) sono ad alto rischio. Nell’artigianato a medio rischio automazione vi è il 56,5% ovvero 21.228 operai, mentre il 40,7%, 15.272 persone, è ad alto rischio.

23.900 imprese reggiane, il 56,9% del totale delle imprese sul territorio, sono a medio rischio automazione, mentre il 16,5% delle imprese sono ad alto rischio automazione. Per quanto riguarda le micro e piccole imprese (fino a 49 addetti), il 57% è a medio rischio, mentre il 16,4% è a rischio alto.

Il presidente dell’associazione Gilberto Luppi precisa, senza fare allarmismi:

La digitalizzazione rappresenta il futuro e non possiamo esimerci dall’evoluzione in campo tecnologico. Ma non dobbiamo pensare che, a causa dell’automazione dei processi, si perderanno posti di lavoro, anzi. Digitalizzare i processi aiuterà a snellire quelle operazioni di routine, e questo permetterà alle imprese di avere più persone a disposizione per fare formazione, accrescere il livello di conoscenze e avere figure professionali da poter investire per nuove attività di crescita e di espansione del proprio business. Come associazione affiancheremo le aziende, anche grazie ai nostri servizi digitali, in questo processo, senza dimenticare però che il valore umano dato dalle persone rappresenta un aspetto fondamentale. Nessuna intelligenza artificiale, per usare un termine molto di moda in questo momento, potrà sostituire le conoscenze e il saper fare tipico degli artigiani. La creatività, la visione, il pensiero etico e sostenibile, il lavorare con gli altri, la motivazione e la perseveranza, oltre a una formazione qualificata e professionale che aumenta il grado di conoscenza e di possibilità di rinnovamento della propria impresa.

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