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Registro carico e scarico cereali e farine: la nostra lettera al Ministero delle politiche agricole

25 Giugno 2021 Stampa

Le associazioni più rappresentative del comparto agroalimentare, tra cui Confartigianato, sono tornate a richiedere al Ministero per le politiche agricole e forestali, l’esclusione delle imprese della cosiddetta “seconda trasformazione” dei cereali dall’obbligo della tenuta del relativo registro telematico e dalla predisposizione – per la stessa finalità – di un apposito emendamento al cosiddetto Decreto legge Semplificazioni (in allegato in fondo all’articolo la lettera inviata al Ministro Stefano Patuanelli e al direttore generale del dicastero, Luigi Polizzi).

I motivi della lettera al MIPAAF

Il provvedimento che impone la registrazione nell’apposito Registro telematico istituito nell’ambito dei servizi del sistema informativo agricolo nazionale (Sian), a nostro avviso non dovrebbe riguardare le imprese come panifici, pasticcerie, pastifici, pizzerie, piadinerie, etc. Perché queste tipologie di imprese lavorano, trasformandole, esclusivamente farine e non già prodotti di prima produzione presenti sul territorio nazionale come cereali, tra cui il grano, il cui monitoraggio rappresenta la finalità della legge.

L’estensione dell’obbligo a carico delle imprese sarebbe quindi sproporzionata e non congrua alle finalità dichiarate, configurandosi come un nuovo aggravio burocratico e gestionale, considerato che le stesse applicano già sistemi di tracciabilità e registrazione delle materie prime utilizzate, oltre alla necessaria considerazione dell’enorme mole di dati che verrebbero inutilmente registrati ad ogni passaggio di anello della filiera.

Poiché la previsione legislativa è finalizzata al monitoraggio della produzione cerealicola presente sul territorio nazionale, il campo di applicazione dovrebbe riguardare esclusivamente la fase produttiva e quella di ingresso sul territorio nazionale di cereali e farine di cereali, senza essere allargato con una conseguente pesantezza della burocrazia alla filiera a valle la cui estrema complessità moltiplicherebbe all’infinito la replicazione di dati
noti all’origine.

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