Potrà sembrare un problema di poco conto, in un periodo in cui l’emergenza coronavirus sta incidendo profondamente anche sotto il profilo economico, ma a ben vedere non lo è.
nostra associazione chiede che i taglialegna possano tornare al lavoro e di conseguenza una proroga della stagione di taglio, per la quercia e per altri alberi, che attualmente scade il 30 aprile. La richiesta, fatta alla Regione da parte di Lapam, ha più motivazioni.
“L’attività del taglialegna di oggi diventa fondamentale il prossimo inverno – spiega Riccardo Baroni, segretario Lapam Frassinoro, Montefiorino e Palagano – per il normale approvvigionamento di combustibile solido quale il legno. Senza attività per i taglialegna equivale a non avere legna da ardere che, in Appennino, è ancora un combustibile molto utilizzato. Se non ci sarà materia prima i cittadini saranno costretti ad approvvigionarsi all’estero. Ma il taglio dei boschi persegue anche un fine determinante: l’abbandono del boschi e la mancata manutenzione, provoca rischi idrogeologici ingenti oltre che rischi di incendi nel corso della prossima estate. In buona sostanza l’attività dei taglialegna è sempre stata funzionale alla manutenzione dei territori boschivi e, di conseguenza, alla tenuta idrogeologica di un territorio fragile come quello appenninico, esposto allo spopolamento”.
Conclude Moreno Migliori, segretario Lapam Lama Mocogno, Pievepelago e Fiumalbo: “L’attività di taglialegna, infine, ha tutte le caratteristiche delle attività di filiera, proprio in virtù del successivo commercio di combustibile solido, ovvero della legna da ardere”.