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Un 2017 in Emilia Romagna nel segno del turismo

3 minuti di lettura
6 Dicembre 2017 Stampa

È un dato incoraggiante quello che emerge dalle rilevazioni di UnionCamere sui primi nove mesi del 2017: turismo in crescita in tutta la regione, non solo in riviera. Le presenze turistiche rilevate hanno sfiorato i 52 milioni, con un aumento del 6,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un dato incoraggiante anche per Modena, visto che rispetto alla Riviera, il comparto Appennino e Città d’arte è cresciuto a tassi ben più sostenuti.Se poi vi aggiungiamo l’exploit dei Museo Enzo Ferrari, che nel mese di novembre hanno toccato il record storico di oltre 500.000 visitatori, in aumento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2016, è evidente che Modena ha fatto la sua parte anche questa volta.

Non solo mare 

Al di là della sana e doverosa ondata di ottimismo, quali conclusioni si trarre dai dati divulgati?
, è ormai certificato che il turismo si conferma essere diventato un comparto di primaria importanza dell’intera economia regionale: secondo un recente report di Bankitalia la quota del settore rispetto al valore aggiunto totale regionale si attesta ad un valore pari al 12%.
elemento che emerge dai dati: il turismo è un settore che interessa tutto il territorio regionale, non solo le località balneari della riviera romagnola. Se infatti il mare continua ad avere il maggiore peso in termini di visitatori, sia in termini di arrivi che di presenze (fondamentalmente il numero di turisti che hanno effettuato il check-in alberghiero o ricettivo e il numero delle notti trascorse dai clienti negli esercizi ricettivi nel periodo considerato), è il comparto delle Città d’arte e d’affari che mostra il migliore indicatore di crescita con un +12,7% di presenze rispetto allo scorso anno.

Lavorare sull'attrattività dell'Appennino

Se uniamo a quest’ultimo dato l’ottima performance delle località esterne ai circuiti ufficiali tradizionali, come la ‘Ceramic Land’ (+16,3% di presenze) è evidente che si è (finalmente) riusciti a trasformare l’identità del territorio, cioè le proprie eccellenze storico-architettoniche ed enogastronomiche ma anche industriali, in un valore aggiunto, in una storia da raccontare, in un “qualcosa” che tutto il mondo ha voglia di venire a vedere.
è che il lavoro da fare è ancora molto. Innanzitutto perchè la crescita e il treno del turismo non ha toccato tutto il territorio: vi sono ancora ad esempio diverse zone del nostro Appennino che, pur avendo grandi elementi di distintività ed attrattività, non riescono ancora esprimere un’offerta turistica unitaria e strutturata. Del resto per poter competere nel settore del turismo nel mondo globalizzato e digitalizzato di oggi non basta avere un patrimonio naturale o una buona dotazione di strutture ricettivo alberghiere. Quello che serve è una strategia che unisca le energie di tutti gli attori della filiera (pubblici e privati) costruendo un sistema unitario di aggressione del mercato. un elemento quest’ultimo che costituisce il punto di svolta per la promozione del territorio.

 

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