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Brexit “indigesta” per le imprese delle nostre province

4 Gennaio 2021 Stampa

La Brexit potrebbe far male all’export del nostro territorio. Dalla mezzanotte del primo dell’anno la Gran Bretagna non è più ufficialmente parte dell’Unione Europea e questa uscita, tribolata e con il cosiddetto “no deal” scongiurato solo in zona Cesarini, comporterà conseguenze anche nei confronti delle esportazioni verso l’isola. Un’indagine dell’Ufficio Studi evidenzia come Modena sia al settimo posto e Reggio Emilia al sesto, tra le province italiane per export verso il Regno Unito. La media nazionale è dell’1,4%, le nostre due province hanno valori rispettivamente del 3,5% per Modena e del 3,6% per Reggio.

I principali settori

L’approfondimento Lapam fa notare che sul mercato del Regno Unito il made in Italy, negli ultimi dodici mesi a novembre 2020, vale 22 miliardi e 64 milioni di euro e tra gennaio e novembre di quest’anno le imprese italiane hanno registrato 3 miliardi e 169 milioni di euro in meno di vendite sul mercato britannico. L’export sul mercato britannico scende all’1,3% del PIL, dopo aver toccato un massimo relativo dell’1,4% del PIL nel 2019, non lontano dal massimo storico del 2000 (1,5%).

L’export verso il Regno Unito presenta una significativa specializzazione per i prodotti alimentari e bevande (14,9% dell’export totale verso il Regno Unito), mezzi di trasporto (quota del 13%) e moda (12,4%), tutti settori dove il nostro territorio va particolarmente bene: nel complesso, infatti, food, moda e auto valgono un terzo (32,3%) del made in Italy nel Regno Unito.

L’Italia è il 5° paese Ue esportatore verso il Regno Unito, dietro a Germania, Paesi Bassi, Francia e Belgio, ma sale al primo posto per abbigliamento, pelle, mobili e al secondo posto per bevande, prodotti in metallo, macchinari e attrezzature.

L’esposizione dei territori sul mercato britannico. L’export manifatturiero verso il Regno Unito vale, in media nazionale a fine 2019, l’1,4% del valore aggiunto. Valori superiore alla media per l’Emilia-Romagna con export verso UK che vale 2,9% del valore aggiunto regionale.

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