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Formazione e riqualificazione professionale

11 Novembre 2022

In Emilia-Romagna tra le piccole imprese con 10-49 addetti sono il 37,9%, cioè 2 su 5, quelle che hanno svolto un’attività di formazione professionale non obbligatoria. La diffusione della formazione tra le imprese varia ampiamente in base al settore o alla dimensione aziendale. Infatti la quota sale oltre l’80% tra le imprese più grandi con 250 addetti e più. Scende invece fino al 18,4% nelle microimprese da 3 a 9 addetti, che spesso soddisfano la necessità di formazione in maniera informale attraverso l’apprendimento sul lavoro.

Nel dettaglio, la tipologia più diffusa è la formazione continua del personale (33,2% delle imprese). Segue la formazione per i neoassunti (28,8%) e la riqualificazione del personale destinato a nuove mansioni (15,6%). Le Piccole Imprese si concentrano soprattutto in competenze tecnico-operative o specifiche per il lavoro (75,5%). In misura più contenuta si investe anche sull’organizzazione del lavoro (26,6%) e le competenze relazionali (anche di rapporto con la clientela) (24,9%).

Le difficoltà

Nel triennio pre crisi Covid (2016-2019) le imprese che aumentavano la spesa per formazione del personale erano più numerose di quelle che la diminuivano. Naturalmente la pandemia e l’incertezza del contesto attuale hanno rallentato questo genere di investimenti. Già nel 2018 il 15,3% delle imprese del Nord-Est con almeno 10 addetti lamenta la ridotta disponibilità di tempo da dedicare alle attività formative. L’11,2% trova il costo troppo elevato, mentre il 9,3% preferisce il ricorso all’apprendistato rispetto alla formazione continua e l’8,7% vuole assumere direttamente personale già qualificato. Infine un più limitato 6% indica la mancanza di corsi adeguati alle proprie esigenze.

In questo momento più che mai, per restare competitive sul mercato le MPI devono sapere reinventarsi e mantenere aggiornate le proprie competenze. Da un sondaggio condotto tra oltre 700 associati in Emilia-Romagna, 1 impresa su 5 (il 21,3%) intende migliorare – in risposta alla crisi – la qualità del personale tramite formazione e/o assunzione di nuove figure. Secondo la rilevazione del Sistema Informativo Excelsior la metà delle imprese della provincia di Modena (52,8%) e Reggio Emilia (51,4%) ha svolto formazione nel 2021, prevalentemente con affiancamento e con corsi esterni.

Le attività che fanno più formazione

I settori che ne fanno un uso più estensivo (oltre due terzi delle imprese) sono quelli cosiddetti knowledge intensive. Cioè aziende che operano in ambiti ad alto contenuto di conoscenza come quello finanziario, informatico e delle telecomunicazioni, le public utilities (energia, gas, acqua e ambiente), le industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali, le imprese metallurgiche e dei prodotti in metallo e le ceramiche.

Transizione green e digitalizzazione

Tra le imprese che si avvalgono di corsi, una su quattro (il 25,4% a Modena e il 22,5% a Reggio) dedica la formazione all’ambito digitale. Un più limitato 5,7% a Modena e 8,5% a Reggio si concentra invece su transizione green e sostenibilità ambientale.

La formazione e l’aggiornamento delle competenze va infatti di pari passo con la transizione digitale. Due associati su tre dichiarano che questo cambiamento rende necessario aggiornare le competenze dei propri dipendenti, e il 24,2% deve cercare nuovo personale. Analogamente, per poter essere parte della rivoluzione verde, la metà delle MPI ritiene di dover fare ricorso a corsi di formazione (52,2%) e consulenze dedicate (51,7%).

Excelsior stima che tra il 2022 e il 2026 imprese e PA avranno l’urgenza di reperire 2,2 milioni di professionisti in Italia con competenze digitali almeno di base. Al 23% delle assunzioni verrà chiesto di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici e capacità di gestire soluzioni innovative. Queste figure servono principalmente per ricoprire ruoli tecnici e professioni a elevata specializzazione (es. ICT). Nello stesso periodo si prevede un fabbisogno di circa un milione e mezzo di figure professionali con competenze legate alla transizione verso la Green economy. Verranno coinvolti in maniera trasversale i settori e le professioni, tanto le figure tecniche quanto quelle a minore specializzazione.

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