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Inflazione e rincaro delle materie prime

7 Dicembre 2021

Il contesto internazionale vede crescere l’inflazione in molti dei principali paesi europei. Nei paesi OCSE il picco dell’inflazione è previsto per la fine dell’anno e l’inizio del 2022, con una graduale riduzione intorno al 3% entro il 2023. In questo scenario l’Italia si trova particolarmente esposta all’aumento dei prezzi delle materie prime. La nostra infatti è la seconda economia dell’UE per produzione manifatturiera e ha un’alta dipendenza dall’estero di commodities.

In Italia l’inflazione a novembre 2021 continua a crescere

Istat ha comunicato che per questo mese i prezzi al consumo superano del 3,8% quelli dell’anno scorso. Una crescita così ampia non si registrava da settembre 2008, ed è in ulteriore accelerazione rispetto ai mesi scorsi (era del +3,0% a ottobre e +2,5% a settembre). Questo è in larga parte dovuto ai prezzi dei beni energetici che crescono del +30,7% (era il +24,9% a ottobre). L’“inflazione di fondo”, ossia al netto degli energetici e degli alimentari freschi, cresce del +1,4% (era +1,1% a ottobre). L’incremento dell’inflazione comporta una riduzione del potere d’acquisto delle famiglie, che conduce ad un rallentamento della ripresa post-pandemia.

I costi delle commodities energetiche

A novembre 2021 il prezzo unico nazionale (PUN) dell’energia elettrica è oltre 4 volte il livello di un anno prima. Le recenti stime di Terna (2021) indicano un aumento della bolletta elettrica da circa 40 miliardi a 80 miliardi di euro su base annua. All’8 novembre il prezzo del gasolio alla pompa sale del 29,2% su base annua, tornando su livelli che non si registravano da settembre 2014. I prezzi del gas sembrano fuori controllo: a ottobre 2021 il prezzo del gas TTF – quotazione di riferimento per il mercato europeo – è 6,3 volte rispetto ad un anno prima. Premono i prezzi all’importazione dell’energia, che a settembre 2021 crescono del 55,8% recuperando i livelli di maggio 2019. Questo contribuisce ad un incremento della bolletta energetica di 9,4 miliardi di euro nei primi nove mesi del 2021 rispetto all’anno precedente.

Il caro-commodities rallenta la ripresa delle imprese

Mentre le attese sugli ordini sono sui massimi degli ultimi quattro anni, le imprese manifatturiere si trovano in difficoltà a soddisfare contratti di vendita che non hanno incorporato lo shock dei costi energetici. Si assiste al paradosso della sospensione di produzioni altrimenti in perdita, con i cassetti degli ordini pieni. I contratti di acquisto a prezzo fisso delle commodities energetiche si andranno a rinegoziare su livelli di prezzo triplicati. La bolla del prezzo del gas (associata alla forte crescita del costo dell’energia elettrica) e l’aumento del prezzo del gasolio compromettono la ripresa per un’ampia quota di imprese della manifattura e del trasporto.

Si stima che in Emilia-Romagna oltre 75 mila micro e piccole imprese della manifattura e delle costruzioni (che danno lavoro a 301 mila addetti) siano interessate da uno shock sui maggiori costi delle materie prime. Questo rincaro vale 5,3 miliardi di euro su base annua, pari al 3,2% del PIL regionale. Durante un sondaggio condotto tra le imprese associate dell’Emilia-Romagna, a ottobre 2021 il 90,6% delle imprese delle costruzioni e l’87,7% delle imprese manifatturiere si è dichiarato molto preoccupato sugli effetti che l’elevato costo delle materie prime può avere sull’attività d’impresa.

Prospettive future

Come indicato nel Bollettino economico di Banca d’Italia, si auspica che le pressioni sui prezzi siano di carattere temporaneo. La bolla del gas è destinata a sgonfiarsi, ma solo parzialmente. Sempre la Banca d’Italia afferma che “alcuni fattori di medio termine – come la crescita della domanda globale di gas e la diminuzione della produzione europea – suggeriscono che parte dell’incremento delle quotazioni possa divenire permanente”. Va ricordato che a metà novembre la Presidente della Bce, in audizione al Parlamento europeo, ha indicato che per il rientro dell’inflazione ci vorrà più tempo rispetto a quanto originariamente previsto.

Questo il commento del nostro presidente Gilberto Luppi.

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