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Scelta del contratto collettivo e libertà negoziale in impresa

3 minuti di lettura
18 Settembre 2023 Stampa

L’imprenditore, nel gestire la sua azienda, ha il potere di decidere quale contratto collettivo applicare ai propri dipendenti. Tuttavia, questa scelta non è sempre assoluta, poiché ci sono alcune considerazioni legali da tenere in considerazione. In questo articolo, esamineremo la libertà negoziale dell’imprenditore nella scelta del contratto collettivo da applicare e analizzeremo una recente sentenza del TAR Lombardia che ha confermato questa libertà.

La libertà dell’imprenditore nella scelta del contratto collettivo

La legge italiana conferisce agli imprenditori la libertà di scegliere il contratto collettivo da applicare ai propri dipendenti. Tuttavia, ci sono alcune eccezioni importanti da considerare. In particolare, l’imprenditore non può scegliere un contratto collettivo che contenga disposizioni contrarie alla legge o che si riferiscano a categorie del tutto diverse da quelle in cui opera l’azienda. Al di fuori di questi casi, la scelta del contratto collettivo da parte dell’imprenditore non è soggetta a revisione da parte dei tribunali né può essere influenzata dall’Ispettorato del Lavoro.

La sentenza del TAR Lombardia

Una recente sentenza del TAR Lombardia, emessa il 4 settembre scorso e ripresa in un articolo di Italia Oggi, ha confermato questa libertà negoziale dell’imprenditore nella scelta del contratto collettivo. Il caso in questione riguardava una cooperativa che forniva servizi fiduciari. Dopo un intervento dell’Ispettorato del Lavoro, la cooperativa era stata obbligata a pagare ai suoi soci-lavoratori dipendenti le differenze retributive calcolate sulla base di un contratto collettivo diverso da quello applicato dall’azienda.

Tuttavia, il TAR ha respinto questa decisione, stabilendo che il datore di lavoro ha il diritto, all’interno dei confini di coerenza con il proprio settore merceologico, di scegliere quale contratto collettivo applicare. Non è obbligato ad applicare il contratto con la retribuzione più alta, a meno che questo non sia contrario alla legge. Secondo la legge italiana, il trattamento complessivo minimo da garantire al lavoratore è stabilito dal contratto collettivo più rappresentativo del settore in cui l’azienda opera.

Protezione dalla scelta di contratti sindacali minoritari

Questo principio consente di evitare l’applicazione di contratti collettivi sottoscritti da sigle sindacali minoritarie, che potrebbero non avere una vera rappresentatività e non essere in grado di tutelare adeguatamente i lavoratori. Nel caso esaminato dal TAR, il lavoratore svolgeva servizi di “guardia non armata, portierato, custodia, reception, revisione e manutenzione delle relative attrezzature”, e il contratto collettivo Vigilanza Privata era stato applicato in quanto risultava più adeguato al settore in cui operava la cooperativa.

In conclusione

In sintesi, la scelta del contratto collettivo da applicare in azienda è una prerogativa dell’imprenditore, sempre nel rispetto dei limiti imposti dalla legge e della coerenza con il settore merceologico in cui opera l’impresa. Anche se un contratto collettivo offre una retribuzione più elevata, l’imprenditore ha il diritto di optare per un altro contratto che ritiene più adatto alla sua realtà aziendale. Questo principio mira a garantire la flessibilità e la libertà negoziale dell’imprenditore, pur tutelando i diritti dei lavoratori secondo le leggi vigenti.

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