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A Natale acquista locale

4 minuti di lettura
15 Dicembre 2022 Stampa

A Natale un regalo acquistato nel negozio sotto casa oppure online? La domanda non è certamente peregrina e riguarda tutti, considerando i numeri forniti dal nostro Ufficio Studi. Dal post pandemia a oggi, infatti, si sono consolidate nuove abitudini di consumo tra le famiglie italiane. Nel nostro Paese, nei primi nove mesi del 2022, gli acquisti effettuati online rimangono ai livelli di un anno fa (-0,6% sui primi 9 mesi 2021), periodo che già segnava un massimo storico.

Il mercato online rimane dunque anche dopo l’emergenza sanitaria un valido canale di vendita per raggiungere famiglie e cittadini. L’indagine dell nostro Ufficio Studi fa il punto sulla situazione delle vendite online e delle risposte del commercio tradizionale, che tanto tradizionale comunque non è più.

La presidente Licom, Cinzia Ligabue sottolinea:

E’ proprio così, il commercio tradizionale si sta evolvendo e sempre più esercizi e negozi stanno proponendo una offerta e una consulenza personalizzata e creativa, per venire incontro alle esigenze della clientela. Ma è vero che non siamo aiutati da pratiche che si stanno consolidando e che fanno male al commercio: penso agli effetti del cosiddetto ‘Black Friday’, che a poche settimane dal Natale sembra quasi costringere ad adottare sconti e promozioni che non sono sostenibili per i negozi che, ricordiamolo sempre, non fanno semplicemente un servizio commerciale ma che, sempre di più e particolarmente nei centri storici e nei piccoli centri, hanno un valore sociale sempre più accentuato. Non si tratta di demonizzare l’online, che ha potenzialità grandi anche per il piccolo commercio attraverso la promozione sui social, ad esempio, ma di frenare pratiche che favoriscono esclusivamente i cosiddetti ‘giganti del web’ che finiscono per drogare il mercato senza lasciare veri vantaggi (spesso nemmeno di natura fiscale) al nostro territorio.

Per poter approfittare del potenziale che le vendite online rappresentano, è fondamentale essere presenti e visibili sul web e l’indagine del nostro Ufficio Studi va in profondità. In Emilia-Romagna il 77,9% delle imprese con almeno 10 addetti ha un sito internet o almeno una pagina su Internet nel 2021 (quota superiore al 74,8% del totale nazionale e al 73% delle Pmi italiane).

Oltre la metà delle imprese italiane, inoltre, utilizza almeno un social media (56,2%), quota che scende leggermente tra le piccole imprese con meno di 50 addetti (54,8%). Gli strumenti più diffusi sono i social network come Facebook e LinkedIn (52,4% delle Pmi ne fa uso), seguono i siti per la condivisione di contenuti come YouTube (25,9%), i blog o microblog aziendali tra cui Twitter (5,9%) e strumenti di tipo Wiki basati sulla condivisione delle conoscenze (2%). Predomina la diffusione tra le Pmi dei servizi (62,8%), segue il manifatturiero (46,4%), mentre è più limitato tra le imprese di costruzioni (40,6%). In Emilia-Romagna un quinto delle imprese vende online (21,6%), quota superiore al 18,4% medio in Italia.

La nostra associazione e Licom, infine, hanno lanciato un decalogo per ‘acquistare locale e artigiano’.

Il segretario Licom, Daniele Casolari sottolinea:

I prodotti e servizi offerti dalle imprese locali sono caratterizzati da una artigianalità basata sul valore del lavoro, sull’ascolto del cliente e sulla personalizzazione del prodotto, a cui si associa l’alta qualità delle materie prime e dei prodotti realizzati. I prodotti e servizi di questo tipo sono focalizzati sulla domanda di prossimità, grazie alla profonda conoscenza del mercato del locale da parte degli imprenditori, e a cui si rivolge la consulenza e il supporto ai clienti per installazioni e riparazioni, queste ultime sono garanzia di una maggiore circolarità e di una riduzione dei
rifiuti. Scegliere prodotti e servizi realizzati da micro e piccole imprese locali vuol dire sostenere non solo l’imprenditore e i suoi dipendenti, e quindi le loro famiglie, ma anche contribuire alla trasmissione della cultura del lavoro nonché al benessere della comunità, garantendo sia la remunerazione del lavoro e dei fattori produttivi locali che il gettito fiscale necessario per sostenere il sistema di welfare.

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