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I contratti di apprendistato crescono, la nostra indagine

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30 Agosto 2018 Stampa

I contratti di apprendistato rappresentano la via maestra per l’occupazione dei nostri giovani

“Nell’ultimo anno quasi trecentomila giovani in Italia sono entrati nel mondo del lavoro e imparano un mestiere grazie all’apprendistato, la nostra regione e il nostro territorio non fa eccezione, anzi fa registrare performance migliori rispetto al dato nazionale. Questo contratto si conferma la strada maestra per favorire l’occupazione giovanile: come Lapam Confartigianato lo diciamo da tempo, i numeri ci danno ragione”.

Il Presidente di Lapam Confartigianato, Gilberto Luppi, commenta la crescita record di assunzioni di apprendisti registrata tra aprile 2017 e marzo 2018: 283mila, il 20,2% in più rispetto al 2017 e superano dell’11,4% le 254mila assunzioni di giovani a tempo indeterminato avvenute nello stesso periodo.

Inoltre, secondo una nostra rilevazione, tra gennaio e maggio 2018 i contratti di apprendistato sono aumentati più degli altri rapporti di lavoro: ne sono stati attivati 134.358 (il 96% dei quali riferiti a giovani under 30) con una crescita del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2017. Largamente battuti i contratti a tempo indeterminato (+3,1%), i contratti a tempo determinato (+8,4%), i contratti stagionali (+7%) e i contratti intermittenti (+8,8%).

Il nostro rapporto mostra che i contratti di apprendistato rappresentano il 12,5% dei nuovi rapporti di lavoro creati in Italia nel primo trimestre di quest’anno per i giovani under 30: in questa classifica l’Emilia-Romagna fa meglio della media nazionale, raggiungendo il 13,6%, un dato tra i migliori in Italia.

Sulla crescita dei contratti di apprendistato hanno influito gli interventi di decontribuzione previsti nella Legge di bilancio 2018.

“Occorre insistere su questa strada – sottolinea Luppi – è la realtà a dirci che la ripresa dell’occupazione giovanile passa per l’apprendistato, una ‘palestra’ in cui i giovani si preparano a entrare in un mercato del lavoro che richiede competenze tecniche evolute imposte dalla rivoluzione digitale e dai tempi che cambiano”. Luppi, infine, ribadisce il giudizio negativo sulle modifiche ai contratti a tempo determinato introdotte dal cosiddetto Decreto dignità: “Si tratta di interventi che danneggiano i datori di lavoro e non fanno gli interessi dei lavoratori. Occorre un ripensamento”  

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